Lo scippo del compagno Tolkien

Errare humanun est, perseverare diabolicum: Robero Arduini, su l’Unità di qualche giorno fa, con un tono che non gli fa onore non avendo gradito la mia replica a un suo articolo in cui mi chiamava negativamente in causa, insiste col dire che io «glisso sulle mie manchevolezze». Esse consisterebbero nell’aver scritto nella mia postfazione a La leggenda di Sigurd e Gudrùn (Bompiani, 2009) che non era ancora stata pubblicata in volume la traduzione tolkieniana del Beowulf: un errore gravissimo che così avrebbe inficiato tutto il mio lavoro critico precedente. Mi dispiace, ma così non è. Arduini afferma che ciò sarebbe avvenuto nel 2002 ad opera del professor M.C. Drout: si tratta evidentemente di J.R.R. Tolkien, Beowulf and the Critics edito dall’Arizona Center for Medieval and Renaissance Texts and Studies che riunisce materiale vario e soprattutto un testo che Drout ha scoperto nel 1996 e che da lui viene confrontato con una sua precedente versione nota come Beowulf: Monsters and the Critics (in italiano ne Il medioevo e il fantastico, Bompiani 2003). Quindi, se Arduini, come penso, ad esso si riferisce, ha preso un abbaglio per amor di polemica: non della traduzione del Beowulf infatti si tratta. Io invece mi riferivo ad una traduzione del poema completa e commentata da Tolkien rintracciata sempre da Drout in una scatola conservata nella Biblioteca Bodleiana di Oxford e da quel che mi consta sino a oggi inedita. Due cose diverse. Quindi da parte mia nessuna «manchevolezza», piuttosto una topica dell’acuto Arduini, preso da sacro fuoco nei confronti di chi esercita un tipo di critica da lui non compreso e disprezzato. Tutto da rifare, dunque.
Il problema è di per sé semplicissimo: un autore, quale che esso sia, si può interpretare con un solo metodo critico, oppure con diversi? Ed un metodo esclude gli altri al punto tale da affermare che ve ne può essere uno solo e i restanti sono idiozie? A quanto pare per l’Unità le cose stanno così nei riguardi di Tolkien in base a quanto si legge il 13 scorso in una non-risposta ai nostri rilievi precedenti. Infatti, vengono totalmente ignorati e si preferisce restare sul piano «politico» (nonostante Arduini affermi di «avere a noia il cos’è di destra cos’è di sinistra», è stato il primo a porre le cose su questo piano) scendendo al basso livello del dileggio che non porta a nulla se non a squalificare culturalmente chi ne fa uso.
È un fatto che i giornali tipo Unità, espressione di una specifica cultura (non credo che Arduini possa negarlo), abbiano prima accusato e poi snobbato Tolkien, e nessuna acrobazia dialettica lo potrà mai smentire. Meglio, sì, in questo caso «glissare» e scrivere: «È ora che il passato si faccia da parte».

E come no! Meglio non ricordare affatto come dal 1970 in poi giornali come l’Unità e affini abbiano trattato il povero professor Tolkien e non fare nemmeno, non dico mea culpa, ma nemmeno ammenda, nemmeno dire: ci siamo sbagliati travolti dalla faziosità dei tempi.

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