Torino È stata la domenica dei paradossi, in casa Juventus. Dove il pallore per il misero punticino rimediato a Livorno è stato appena attenuato dal ko rimediato dal Napoli a Udine. Risultato: la zona Champions dista soli tre punti, ma al momento i bianconeri sarebbero anche fuori dall'Europa League. Un risultato «alla Maifredi», insomma. Siccome però nei momenti di magra bisogna sapere guardare il bicchiere mezzo pieno, ieri il sito societario titolava «la Juventus fa un altro passo» concludendo la sua cronaca sull'impresa del «Picchi» dispensando ottimismo a piene mani: «Con Zaccheroni la Juve resta imbattuta e muove la classifica, in attesa della prima vittoria. Domenica pomeriggio, contro il Genoa, il terzo tentativo».
A migliaia di tifosi sarà venuta un'ulcera o giù di lì, però al momento questo è il menù. E, dopo avere salutato la Juve di Ferrara reduce da nove sconfitte in dodici incontri, anche i due striminziti pareggini di Zac paiono roba buona. «Un punto alla volta e ci si salva» era la battuta che serpeggiava in vari forum: magari non troppo originale, però l'assuefazione ai cattivi risultati produce anche questo. Del resto nel giro di otto partite - dalla vittoria contro l'Inter del 5 dicembre all'1-1 di Livorno - la Signora è riuscita nell'impresa di vincere una sola gara (a Parma, praticamente senza tirare in porta) ottenendo la miseria di cinque punti, segnando 7 reti e subendone 14. In totale: una vittoria, due pareggi e cinque sconfitte, tre delle quali in casa. In campo non funziona più nulla: la difesa prende gol da dieci partite di fila, il centrocampo è un reparto in balia di qualunque avversario e il terzetto Diego-Del Piero-Amauri faticherebbe a dare fastidio alla Salernitana, ultima in serie B. «Io ci provo, ma manca qualcosa», ha sospirato Diego a Livorno, dove pur è sembrato più volenteroso del solito ma lontano anni luce da quello che era nel Werder Brema e certamente anche da Snejider, costato la metà. «Dobbiamo far girare più velocemente il pallone, mettere i palloni in mezzo all'area arrivando sulla linea di fondo e, insomma, giocare un calcio diverso da questo» gli ha quasi risposto Zaccheroni. Chiamato a rivoluzionare in un amen modi di pensare e di stare in campo radicatisi per mesi nella testa di tanti bianconeri.
Difficile, anche nella «Juve imbattuta» di Zaccheroni, trovare liete novelle. Certo si lavorerà sulla difesa a tre e si benedirà il ritorno di Marchisio, atteso già per domenica. Lui e Sissoko prenderanno possesso del centrocampo e Melo, squalificato, si accomoderà in tribuna: potrebbe essere unidea anche per il futuro, pur se Zac non può permettersi di buttare a mare nessuno. In questa Juve, insomma, gli assenti hanno sempre ragione perché chi va in campo ne azzecca poche: il capocannoniere della squadra in campionato, tanto per cambiare bersaglio, resta Trezeguet (7 gol in 843'), a inizio stagione quasi un ferro vecchio e poi invece doppiamente redditizio rispetto ad Amauri (4 in 1559'), persosi in una crisi didentità senza fine e magari in qualche pensiero frivolo di troppo.
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