Forse non tutti sanno che Gianni Alemanno oltre a essere il candidato sindaco di Roma del Pdl è un appassionato di alpinismo, nonché iscritto al Club Alpino, nonché nel 2004 capo spedizione onorario nella scalata del K2 per il cinquantenario della conquista italiana della seconda vetta del mondo. Il suo sogno, ha confessato più volte, è quello di «conquistare» almeno una volta un ottomila, vale a dire una delle grandi montagne himalaiane.
Provetto paracadutista, Alemanno vive in un attico alla Balduina mentre il suo rivale nella corsa al Campidoglio, Francesco Rutelli, abita agli antipodi della capitale, allEur, in una villa super-blindata, ha una passione per la Lazio, per le vacanze allUltima Spiaggia di Capalbio, i week-end a Sabaudia e negli ultimi giorni, pare, per il ciclismo. Anche se si fa fotografare in bici sul greto del Tevere con il cavalletto abbassato.
Il primo turno del 13 e 14 aprile si avvicina e mentre le pagine dei quotidiani abbondano di righe sui programmi e sui temi che dominano lagenda della campagna (rifiuti, sicurezza, trasporti, eccetera) sottotraccia si sta giocando unaltra sfida, altrettanto fondamentale nellepoca della videopolitica. La cosiddetta sfida dellimmagine, una partita parallela che vincerà chi dei due riuscirà a fare presa sul lato emozionale, istintivo dellelettorato, in cui privato e pubblico inevitabilmente si mescolano e in cui ogni dichiarazione, gesto, azione rimanda a un significato che è sì metapolitico ma altrettanto capace di spostare voti.
Questa volta ad aprire le danze è stato Francesco Rutelli. Impermeabile chiaro dordinanza, taccuino da cronista dagenzia alla mano, con il suo tour dascolto della città pre-discesa in campo il candidato del Pd ha recitato il ruolo di colui che tornava sul luogo del delitto, dellex sindaco che dopo sette anni trascorsi sulla ribalta politica nazionale ricominciava da lì dove tutto era cominciato. Una costruzione scenica ideata a tavolino: «Ascolterò la gente e poi deciderò se candidarmi», ripeteva freneticamente il vicepremier uscente. Ma si trattava di un bluff. Perché mentre teneva tutti con il fiato sospeso, nel centrosinistra laccordo sulla sua nuova scalata al Campidoglio era in realtà già blindato da settimane.
Differente invece il percorso che la storia di questa campagna ha riservato a Gianni Alemanno. Dapprima il valzer delle candidature allinterno del Popolo della Libertà: Franco Frattini, Giorgia Meloni, Giuliano Ferrara, Maurizio Gasparri erano di volta in volta in pole position per il Campidoglio. Un momento in cui il «federale» ricopre il ruolo di tessitore dalleanze. Poi improvvisa, ecco la «nuova chiamata» che arriva dopo la sconfitta subita due anni fa contro Walter Veltroni. «Dove eravamo rimasti?», è il grido di battaglia con cui Alemanno si ripresenta ai romani. E allora via con il frenetico giro dei municipi e nei gazebo del Pdl. Via con il riproporre buona parte del programma del 2006, seppur in versione attualizzata e corretta.
Proprio come in una campagna pubblicitaria, la trama è cambiata una volta esaurita la fase di lancio del prodotto. Così nelle ultime settimane i due contendenti hanno abbandonato impermeabili chiari e scarpe comode per recuperare il loro aplomb istituzionale. Rutelli ministro dei Beni culturali sblocca i lavori della Metro C nella tratta centrale «per fare un regalo alla città». Alemanno firma a Corviale il «Patto per Roma» con Berlusconi e Fini, incassa lappoggio dellUmp di Sarkozy ed evoca la «tolleranza zero» adottata da Rudy Giuliani a New York per affrontare il tema sicurezza. Lescalation del conflitto mediatico ci sarà invece martedì 8 aprile, quando scoccherà lora dello «scontro finale»: il primo confronto diretto tra i due alla Casa dellArchitettura. Poi (forse) verranno le sfide televisive con tanto di inevitabili citazioni del celebre duello tv Kennedy-Nixon del 1960. «Cicciobello» contro «Lupomanno».
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