Si scambiavano «pizzini» che facevano sparire ingoiandoli

Si scambiavano «pizzini» che facevano sparire ingoiandoli

(...) È questa la domanda che tutti si fanno il giorno dopo il blitz nelle Cinque Terre che ha portato in carcere il presidente del Parco, il sindaco di Riomaggiore, Pasini, è una decina di tecnici e funzionari. Dubbi e timori di aver riposto troppa fiducia nelle persone sbagliate, ma anche centinaia di manifestazioni di solidarietà e stima, specialmente per Bonanini. Intanto l'inchiesta prosegue e trapela qualcosa di più concreto. Come le prime ammissioni di alcuni indagati. «C’era chi si era procurato un apparecchio per bonificare le stanze dalle microspie - spiegano gli inquirenti - e poi qualcuno temeva che magari scoppiasse un incendio in qualche ufficio....e allora addio documenti. Bisognava agire». Spuntano anche i «pizzini»: erano usati per comunicare tra i componenti della «banda» perché erano tutti allarmati dalla possibilità che la polizia li intercettasse. Tanto che Bonanini, dominus , secondo il gip della Spezia, aveva comprato su internet un dispositivo che, secondo la società che lo vendeva, era in grado di annullare le intercettazioni telefoniche e di far scoprire la presenza di eventuali «cimici». Uno dei primi a utilizzare questa tecnica è stato un direttore generale della Regione Liguria il cui ufficio venne perquisito agli albori dell’inchiesta. Al termine della perquisizione, il direttore generale ha inviato un «pizzino» a Bonanini avvertendolo che la polizia gli aveva appena frugato in ufficio e che doveva stare in guardia. Il funzionario regionale aveva scelto come «piccione viaggiatore» la propria moglie. La donna aveva recapitato il pizzino a Bonanini e poi aveva raccomandato l’immediata distruzione del foglietto, anche con metodi estremi quali quello di inghiottire il foglietto.
I difensori intanto cercano di ridimensionare il valore delle intercettazioni telefoniche: «Vanno contestualizzate, affinché non appaiano in modo diverso da quello che realmente sono». E su questa linea è accertato anche che alcuni riferimenti a contatti con elementi della criminalità calabrese sono solo frutto di quella «delirante onnipotenza – come si legge nell’ordinanza - con la quale venivano millantati incontri e contatti con personalità». Vale anche per la chiamata in causa del ministro Renato Brunetta che per gli inquirenti è totalmente estraneo alla vicenda: «Non permetterò che la mia persona venga in alcun modo strumentalizzata - ha detto il ministro - Mi unisco alle numerose e qualificate manifestazioni di stima e di considerazione per Bonanini: un uomo che ha dato moltissimo alla sua terra». Chiede le dimissioni di Brunetta il coordinatore provinciale di «Generazione Italia» Fabio Cenerini, mentre il consigliere comunale del Pdl, Giacomo Gatti, dichiara che «nel rispetto della magistratura, non si devono negare i meriti di Bonanini».

Sono stati ufficializzati infine i nomi degli altri indagati, si tratta di: Maria Ausilia Cavallero segretaria comunale, Maria Luisa Zanobini consulente legale del Comune e del Parco, Enrico Bonanni funzionario della Regione Liguria, Cinzia Marchiori moglie di Bonanni, Massimo Lupi architetto, Carlo Colliva imprenditore, Auro Manfredi imprenditore, Vito Ingletti consulente del Comune e del Parco, Concetta Gasparini moglie di Bonanini.

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