La Signora non decolla: salvata dal solito Krasic Pari tra Napoli e Liverpool

Brutta Juve: il terzo pari consecutivo va bene solo per la classifica. Il serbo è decisivo. Suicidio Samp rimontata dal Mentalis. Tracollo per il Palermo. Miracolo a Napoli: resuscita il Liverpool

La Signora non decolla: 
salvata dal solito Krasic 
Pari tra Napoli e Liverpool

Un punticino in casa del Salisburgo e un bel grazie al Manchester City di Roberto Mancini che, battendo 3-1 il Lech Poznan (tripletta di Adebayor), le ha fatto un discreto favore: il giovedì sera della Juventus è tutto qui, senza squilli e anzi con una discreto passo indietro rispetto alle più recenti prestazioni, tanto da far dire a uno sconsolato Del Neri: «Se giochiamo ancora così, andiamo fuori». L'1-1 ottenuto in Austria diventa buono solo per continuare a credere nel passaggio del turno, ma lo è molto meno se si pensa a quanto mostrato in campo dai bianconeri per almeno metà gara. La Juventus del primo tempo pareva infatti quella di inizio settembre: slegata tra i reparti, molle quasi sempre e timorosa nell'effettuare qualunque tipo di giocata. Il solo ad avere qualche mezza idea era Del Piero, in versione predicatore nel deserto però: Amauri non gli dava mai una mano, men che meno lo facevano i due esterni Martinez e Pepe, arruffoni e imprecisi, quasi che volessero fare un dispetto a qualcuno.
L'identità di squadra ammirata contro Inter e Lecce era andata a farsi benedire, forse perché davvero gli uomini fondamentali di questa Juve sono Melo e Krasic, tenuti in panchina per un logico turnover: così, Marchisio e Sissoko non costruivano un'azione che fosse una e per di più non accorciavano la squadra, né gli esterni difensivi aiutavano la nascita della manovra. Un mezzo disastro, insomma, contro una squadra ancora a zero punti nel girone e addirittura mai andata a segno nei 180' giocati contro Manchester City e Lech Poznan. Non succedeva praticamente nulla per mezzora, salvo una punizione del solito Del Piero e una respinta di Manninger su tiro da fuori di Mendes Da Silva. Del Neri sbraitava e suggeriva, ma anche il (solito) cambio di fascia tra Martinez e Pepe non sortiva effetto alcuno.
Il Salisburgo, quart'ultimo nel suo campionato nonostante sia campione in carica, pian piano prendeva coscienza che l'orso bianconero non era poi così pericoloso: Dusan Svento, venticinquenne slovacco tutto mancino, aveva così modo di approfittare di una dormita di Grygera, molle nell'affrontarlo nei paraggi dell'area di rigore, e della poca attenzione di Bonucci nel portare il raddoppio per regalare il vantaggio i suoi grazie a un destro a giro sul secondo palo. A dieci minuti dalla fine del primo tempo, la Juve avrebbe avuto il tempo per organizzare una minima reazione: nulla di che, invece. E Del Neri decideva di correre ai ripari nell'intervallo, tra un urlaccio e l'altro: dentro Krasic e fuori l'inutile Pepe. Casualità o no, passavano due minuti e arrivava il pareggio proprio per merito del serbo: cross di De Ceglie dalla sinistra, la palla filtrava e il biondo la buttava dentro di destro.
La Juve si metteva sulla scia dell'ex giocatore del Cska Mosca, scatenato più che mai: Del Piero per poco non raddoppiava in un amen, addirittura Martinez e Amauri lanciavano segnali di vita. La fiammata non sortiva altri effetti immediati, entrava anche Melo al posto di Martinez ma erano i padroni di casa a sfiorare il vantaggio prima con Wallner e poi con Leitgeb. Il ritmo si alzava, Krasic sparava in curva un pallone dopo una fuga di quaranta metri e comunque era un'altra Juve rispetto a quella della prima metà gara, pur se ancora spuntata vista la difficoltà da parte di Amauri di trovare la porta. Segnava Walllner ma in fuorigioco, poi si procedeva a sprazzi fino al novantesimo senza che il punteggio cambiasse.

Anzi: pochi secondi prima della fine il miracolo lo compiva Manninger su Jantscher. E quindi: Juve bruttina ma ancora in corsa per la qualificazione. Domenica, a Bologna, serviranno però un'altra squadra e un altro atteggiamento per fare punti.

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