«Sole» calante in Borsa Ecco tutti i numeri che suggerivano il rinvio

Il titolo cede l’1,9%. E nei dossier della quotazione si legge che le prenotazioni degli investitori si sono fermate al livello minimo

da Milano

Ieri Il Sole 24 ore ha debuttato in Borsa. L’ultimo prezzo ha fatto segnare un calo dell’1,9 per cento. Ma durante la giornata è stato un brivido continuo per i vertici del giornale di Confindustria, con pericolosi affondi sino al 7 per cento.
Ha ragione l’amministratore delegato del gruppo, Claudio Calabi, a dire che si tratta di «una scelta di lungo periodo» e, dunque, basare il giudizio su una sola giornata è fuori luogo. Il Giornale è però in grado di ricostruire le ultime febbrili ore della quotazione del gruppo editoriale, e i dubbi circa la sua accoglienza sul mercato.
Quando sabato primo dicembre i nove banchieri che si sono occupati del collocamento si sono incontrati per tirare le fila di due settimane di lavoro, l’umore era nero. I book, libri delle prenotazioni degli ordini, erano andati male, malissimo. I vertici del Sole e le banche avevano fatto il giro del mondo, come si usa, per vendere la propria merce. I responsabili del collocamento, che tirano le fila, vanno giù duri: «Nonostante gli apprezzamenti che ci sono stati negli incontri con gli investitori, il risultato di 1 a 1 nel rapporto tra domanda e offerta è molto basso». Così si legge nel documento riservato che una dozzina di teste leggono con scarsa sorpresa. Non si tratta di pivellini: non si è mai visto un collocamento con così tanti venditori così blasonati e abili. C’è il meglio della finanza mondiale: eppure la merce, i titoli del Sole 24 ore, è difficile da collocare con questi mercati.
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di rendere chiaro, anche ai non addetti ai lavori, cosa sia il book degli ordini e perché già in esso si leggeva la fragilità dell’offerta così fortemente voluta dai vertici confindustriali.
In sostanza la storia di successo del Sole, unica in Europa, è stata raccontata in giro per il mondo: in Italia, ovviamente, ma anche in Francia, Regno Unito, Germania, Svizzera e Stati Uniti. Negli incontri con gli investitori per offrire le proprie azioni, secondo le intenzioni, si sarebbero dovuti raccogliere dagli investitori professionali almeno 20,2 milioni di titoli. Il giorno prima della chiusura dell’offerta si era arrivati a quota 15 milioni e solo il 30 novembre, con un rush finale, si è toccata quota 21,7 milioni. La paura del flop completo è così svanita. Ma non la povertà del book (ne parleremo diffusamente domani, in una seconda puntata). Non c’è stato un debutto in Borsa negli ultimi due anni (ne sono avvenuti 28) che abbia avuto un tasso relativamente così basso di sottoscrizione da parte degli istituzionali. La Poltrona Frau, del presidente di Confindustria, per fare un esempio, ha avuto una richiesta da parte degli istituzionali addirittura 22 volte superiore all’offerta.
Molte le circostanze, indipendenti dal Sole, che avrebbero di per sé sconsigliato la quotazione e che sono state rese esplicite dai responsabili del collocamento. I mercati azionari nelle ultime due settimane erano andati malissimo, in particolare per il settore media, gli investitori perdevano quattrini a palate e si concentravano sui rischi del mercato più che cercare opportunità. Infine, se proprio si doveva andare in Borsa con un’Ipo, sarebbe stato necessario un forte sconto. A queste nubi si sommavano, nel caso particolare del Sole, i torbidi di un road show misero.

Sabato si decide però di andare avanti, si fissa il prezzo del titolo al minimo della forchetta e si stabilisce di ribaltare le proporzioni nell’attribuzione delle azioni: la gran parte, 22 milioni di titoli, al retail, ai piccoli risparmiatori e i restanti 13 milioni agli investitori istituzionali.
Oggi è Sant’Ambrogio, la Borsa italiana è fiacca e dopo gli 8 milioni di titoli scaricati ieri sul mercato c’è da sperare che la scommessa dei vertici di Confindustria imbocchi la strada del recupero.

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