Il gesto più bello l'ha fatto Pupi Avati chiamando l'87enne Riz Ortolani a comporre le musiche della sua fiction di successo Un matrimonio in programmazione su Raiuno. E ci pensa il destino, come sempre cinico e baro, a sovrapporre prepotentemente l'arte e la vita ora che il celebre compositore di colonne sonore, nato a Pesaro nel 1931, si è spento dopo il peggioramento di una bronchite. Perché la saga diretta da Pupi Avati racconta proprio la storia d'amore di una coppia che celebra le nozze d'oro. Esattamente come avrebbe fatto a breve Ortolani con la sua Katyna Ranieri, la cantante che sposò in Messico nel 1956 mentre il matrimonio fu trascritto in Italia otto anni dopo con la celebrazione del rito religioso.
Il sodalizio di Ortolani con Pupi Avati è lunghissimo, forse anche per la comune passione per l'amato jazz che traspare nelle sue partiture, tanto che nei giorni scorsi il musicista faceva fatica a ricordare il numero dei film realizzati in coppia: «Con Pupi - cercava di ricordare - abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 1981: siamo arrivati a 25, forse 26, film insieme». Ma è tutta la carriera di Ortolani a essere sconfinata con una produzione che spazia dal cinema al teatro, dalla musica classica alle opere televisive e che negli ultimi anni ha trovato tra i suoi più grandi estimatori addirittura Quentin Tarantino che appena può non fa che ricordare il suo amore per le musiche di film come Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci del 1972 o Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato. Così, cosa che capita a pochissimi musicisti, le sue partiture del passato risuonano in film molto contemporanei, sia di Quentin Tarantino, come nell'ultimo Django Unchained ma anche in Bastardi senza gloria e nei due Kill Bill, che in Drive di Nicolas Winding Refn.
La grandezza di Ortolani arriva da molto lontano, dagli studi presso il prestigioso Conservatorio Gioachino Rossini di Pesaro, dall'orchestra della Rai di Roma dove giunge poco più che ventenne unendosi ad un gruppo di giovani strumentisti dell'orchestra. Ma è il cinema a segnare presto la sua carriera. Ed è un inizio con il botto, con uno dei film più sconvolgenti e discussi del cinema italiano, il documentario Mondo Cane di Gualtiero Jacopetti che gli porta nel 1964 la sua prima nomination all'Oscar per la canzone More cantata dal suo amore Katyna Ranieri. La seconda candidatura arriverà qualche anno dopo, nel 1971, con Till Love touches your Life del film western La valle dei Comanches diretto da Jerry Hopper. Ma è nel 1961 che Ortolani musica uno dei film più importanti della nostra cinematografia, Il sorpasso di Dino Risi, con una colonna sonora rapsodica, tra canzonette d'epoca e terribili tocchi di clacson trasformatisi nel suono portante del film di cui nessun spettatore può dimenticare il finale.
Molte le collaborazioni ripetute con singoli registi come quella con Pasquale Festa Campanile, Antonio Margheriti, Damiano Damiani e, come abbiamo visto, con Pupi Avati che lo vede più volte premiato con i Nastri d'argento per la miglior musica nel 1981 per Aiutami a sognare, nel 1984 per Una gita scolastica mentre nel 1986 vince il David di Donatello per uno dei capolavori del regista bolognese, Festa di laurea.
Ma è difficile tenere il conto delle sue opere con una musica che spazia attraverso tutti i generi cinematografici con una certa predilezione per la commedia. Ecco gli innesti jazz in Le ore nude (1964) di Marco Vicario, il classicismo della partitura per La ragazza del bersagliere (1967) di Alessandro Blasetti, quella contrappuntistica per Sette volte donna (1967), commedia a episodi di Vittorio De Sica. Poi le musiche che hanno segnato Tarantino, come quelle per il western I giorni dell'ira (1967) di Tonino Valeri.
Una duttilità e un immenso respiro creativo che l'hanno accompagnato fino alla fine.
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