Ecco perché il Sud diffida del capitalismo del Nord

Luigi Iannone

Alle recenti amministrative la Lega salviniana da Roma in giù non ha sfondato. Le ragioni? Chi dice alleanze sbagliate, chi candidature deboli, chi programmi non convincenti. Forse però c'è dell'altro. Quando nemmeno in un singolo comune del Sud si riescono ad attrarre consensi significativi, e quando, nonostante una campagna martellante su temi sensibili come immigrazione, sicurezza o lavoro, non si producono i frutti sperati, allora servono altre chiavi di lettura.

Sbaglia chi si intestardisce indicando le ragioni di questa debacle solo nelle dozzinali schermaglie politiche. Perché quando un libro ben documentato come quello di Dario Marino, L'annessione. Violenza politica nell'Italia post-unitaria (Circolo Proudhon Edizioni) arriva alla conclusione che «chi conosce la storia del meridione, sa bene che il sottosviluppo di questa terra appartiene alla storia dello sviluppo del capitalismo nazionale», allora significa che vi sono anche motivazioni storiche. Si badi: quello di Marino è un libro che non ha alcuna attinenza con questioni politiche contingenti.

È un lavoro scientifico limitato a quella precisa fase ma che arriva a un epilogo chiaro: si trattò di una «guerra di classe ma anche lotta legittimista; guerra in difesa delle tradizioni e della Chiesa, in una società intimamente intrisa dalla religiosità, ma anche resistenza contro l'occupazione piemontese». E non c'è reticenza nel momento in cui ammette anche che una moltitudine di contadini furono condannati alla miseria e all'emigrazione proprio perché «l'annessione e la violenza postunitaria avvennero sotto lo sguardo passivo e interessato della classe dominante meridionale, che ha sempre vissuto in un rapporto di subordinazione con gli interessi economici di quell'industria settentrionale che determinò i governi nazionali».

Le molteplici variabili di quella Unità forzata sono perciò messe tutte sotto attenta analisi e vengono intercettati profili individuali e sociali del brigantaggio, «la penetrazione economica del

capitalismo del nord che condannò il sud a uno stato di sottosviluppo, la repressione e la rappresaglia sulla popolazione civile da parte delle truppe sabaude». Elementi forse ancora presenti nel subconscio dei meridionali.

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