È sempre più difficile far diventare un piccolo film, a basso budget e indipendente, un evento, magari di successo. Ma il genere horror, nella sua declinazione più ampia, rimane comunque il terreno più prolifico per far sì che il mondo si accorga di te. Certo sono passati quasi 15 anni dal grande trionfo di The Blair Witch Project, che inaugurava il cinema 2.0 con la Rete utilizzata come trampolino di lancio, ma ancora oggi quella è la strategia vincente - naturalmente più consapevole e smagata - scelta dai giovani filmmaker. Come lo statunitense Randy Moore che s'è inventato un film, Escape from Tomorrow, tutto ambientato all'interno dei parchi di divertimento della Disney dove però, ad esempio, le classiche principesse si trasformano in prostitute. Sulla carta sarebbe bastato questo per far sì che la potente Disney, gelosa com'è dei suoi personaggi e del suo brand, chiedesse il rogo per la pellicola girata in mezzo ai suoi pupazzi e alle sue strutture. Invece il film è approdato all'inizio dell'anno al Sundance, il festival di tendenza di Robert Redford, per poi uscire questo fine settimana in un pugno di sale americane e contemporaneamente on demand su Amazon a 7 dollari la visione. Dalla Disney nessuna presa di posizione, neanche un commento ufficiale. Una scelta abbastanza precisa che è stata interpretata dall'autorevole The Hollywood Reporter come una «strategia non strategia» per non regalare pubblicità a un film girato clandestinamente all'interno di due parchi divertimento, Walt Disney World e Disneyland, senza alcun permesso della The Walt Disney Company. Sicuramente il regista si aspettava molte più polemiche per questo suo film d'esordio che racconta di una normalissima famiglia americana, marito, moglie e due bambini a zonzo per un parco divertimenti. Quasi alla fine della vacanza l'uomo (interpretato da Roy Abramsohn) riceve una telefonata inquietante dal suo capo che gli annuncia il licenziamento. In quel frangente il protagonista evita di dare la notizia alla famiglia non sapendo che la sua vita sta per cambiare proprio nel parco Disney dove, vittima di allucinazioni sempre più inquietanti, niente è più quello che sembra e i giochi e le attrazioni diventano teatro di crimini e pericoli tra principesse similprostitute, misteriosi sotterranei e un letale virus.
Il regista è riuscito nell'ardua impresa di non farsi scoprire da nessuno mentre girava il film grazie alla tecnologia esistente ormai sempre più leggera. Che è, in tutto e per tutto, identica all'equipaggiamento di qualsiasi avventore di un parco divertimenti. Così apparenti macchine fotografiche hanno permesso a Randy Moore di girare senza chiedere alcun permesso e di dare indicazione attraverso il cellulare agli attori mimetizzati tra la folla. «Avevo già visitato i parchi Disney da bambino - ha raccontato il regista - ma l'idea del film mi è venuta dopo esserci tornato con i miei due figli e mia moglie, che è infermiera e viene da un'ex repubblica sovietica. A un certo punto mi ha detto che certe cose erano peggio di quelle che vede nell'area psichiatrica dell'ospedale. Così ho iniziato a guardare quel mondo con i suoi occhi. Ho iniziato a osservare, mi sono immerso nel mondo Disney e mi è venuta voglia di raccontarlo in una chiave diversa». Il risultato è un film che ha diviso la critica statunitense, lontano mille miglia dall'estetica sporca e pseudo amatoriale di The Blair Witch Project, con un affascinante bianco e nero e un'estetica molto curata. La cosa divertente poi è che, visto il silenzio della Disney, la produzione, nella promozione del film, è andata oltre ciò che si riteneva consentito cercando forse proprio lo scontro con la casa madre di Topolino. E invece niente.
Nonostante abbiano rincarato la dose con l'utilizzo di una locandina che, oltre al tipico font Disney nelle scritte, mostra proprio il guanto insanguinato della mano del topo più famoso del pianeta con le caratteristiche quattro dita (antica usanza dei disegnatori per risparmiare tempo) e diffondendo un trailer che ironizza sul fatto che «non è stato approvato da The Walt Disney Company», dalla multinazionale con sede a Buena Vista Street a Burbank in California di risposta è arrivato solo il silenzio. Assordante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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