nostro inviato a Praga
Poi si toglie la lunga tunica rossa, rimane in reggicalze e vestitino trasparente e vai con la schitarrata a bordo di una chitarra nera a forma di freccia che manco un metallaro. Signore e signori, è Burning Up e lei, la madre di tutte le popstar, era arrivata sul palco preceduta da una sfilata di «templari» con tanto di lunghe croci giusto per esaltare il brano Iconic e introdurre il ben più prosaico Bitch I'm Madonna. Per l'esattezza è Madonna, 57 anni, professione diva, in missione per far quadrare i conti di un tour che incassa meno del precedente perché non è negli stadi ma «solo» nei palasport. Missione riuscita: e non è un caso che a Torino abbiano da poco aggiunto il concerto del 21 novembre dopo quelli già previsti del 19 e 20, tutti con ottime probabilità di essere sold out o quasi. Dopotutto, diciamolo, Madonna è uno dei pochi artisti capaci di catalizzare tutte le attenzioni, anche quelle critiche, senza assopirsi nell'indifferenza. Fatica di più a fare cassa, vende meno dischi (come tutti) però trovatene un'altra così brava a trasformare in forza i propri limiti e pure le ossessioni. E infatti la 02 Arena era pressoché esaurita l'altra sera per la terza data di un giro di show che sono la radiografia imprevedibile di un fenomeno che non si è ancora stancato di esserlo. Palco semplice e ultratecnologico, con una piattaforma centrale e mobile, una sorta di enorme display touch sul quale corrono e scorrono i ballerini. Due pedane ai lati per accogliere i musicisti e poi un via vai interminabile sulla passerella a forma di croce che termina con un cuore a metà platea. Dopotutto, nelle oltre due ore di coreografie e canzoni che cambiano sera dopo sera la fede è uno dei fili conduttori tanto che sul display alle spalle dei musicisti a un certo punto passa persino la foto di Papa Paolo VI. Un concerto destrutturato, come piacerebbe definirlo a chi se ne intende. Intanto ci sono quasi tutte le canzoni del nuovo disco Rebel heart (quasi alla fine la splendida Ghosttown in versione acustica) e pochissimi classici. Alcuni restano intatti come La Isla bonita. Altri sono semplicemente accennati, come Vogue diluita in una Holy water inscenata dalle ballerine (s)vestite da sexy suore, una improbabile Like a virgin acustica che qui a Praga è stata maltrattata da una resa vocale assai deludente, e Into the groove quasi nascosta dentro Dress you up. Lei, ci mancherebbe, balla ma sempre meno, tiene il microfono in mano perché non usa più quello fissato al volto e ha bisogno di tante pause che in effetti rallentano il ritmo. Poi dialoga molto con il pubblico, quasi a riprendere fiato tra un brano e l'altro. «Ho voglia di iniziare una rivoluzione, siete con me?», urla poco dopo aver iniziato il concerto uscendo da una gabbia calata dall'alto sulla testa dei templari. Si scusa per il ritardo: «Voglio essere perfetta per voi». Suona (si fa per dire) l'ukulele. Esibisce muscoli di ferro quando partecipa al gioco dei ballerini su spettacolari aste flessibili durante il video di Illuminati e poi con Music (che contiene un sample di Give it 2 me) prima di Candy shop e Material girl durante la quale indossa un velo nuziale e getta il bouquet a un ragazzo in platea: «Preparati, se mi sposi avrai un sacco di problemi». Poi però canta (senza alcun aiuto...) la Vie en rose di Edith Piaf, «una delle più belle canzoni d'amore mai scritte. Non voglio che pensiate io sia una donna cinica e sarcastica che non crede nell'amore. Io ci credo e penso che tutto nasce da lì». Poco dopo, tanto per rendere l'idea, inizia un duetto malizioso a base di pacche sui glutei e allusioni da caserma con l'ospite della serata, la per nulla imbarazzata Jessica Chastain che in regalo riceve addirittura una banana. Boato.
In fondo, dopo aver cantato Deeper and deeper su di una scala a chiocciola scesa dall'alto, aveva avvisato: «Nessuno batte la Regina». E in effetti è difficile fare meglio, con buona pace di tutte le Katy Perry in circolazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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