Più che una vera artista, un «caso» Snobbata dai curatori che contano

Più che una vera artista, un «caso» Snobbata dai curatori che contano

Negli anni Cinquanta le donne artiste si contavano sulle dita di una mano anche in America, nonostante la spinta verso il nuovo che così tanto colpi le avanguardie europee. La scultrice Louise Bourgeois dovette attendere decenni prima di mostrare le proprie opere. Lee Krasner, moglie di Jackson Pollock, fu costretta a cambiare il proprio nome Eleanor per non soccombere in un mondo di uomini.

Ma il caso più interessante, almeno dal punto di vista dell'emancipazione femminile, è proprio quello raccontato da Tim Burton nel suo nuovo film Big Eyes : per anni la pittrice Margaret Keane fu costretta a cedere l'intera sua produzione al marito Walter il quale ci costruì sopra un mega business economico, fino a stancarsi del sopruso e ottenere un rimborso milionario dallo stesso coniuge.

Dal punto di vista meramente artistico la Keane rappresenta il tipico esempio di pittore molto popolare, amatissima dal pubblico ma indifferente alla critica e agli addetti ai lavori. E in America di episodi come il suo ce ne sono molti, proprio perché non esiste una tradizione classica cui far riferimento. Nata nel 1927 a Nashville, Margaret va a vivere a San Francisco negli anni Cinquanta e si sposa per la seconda volta con quello che sarà il suo «aguzzino». Dopo aver risolto i problemi si trasferisce alle Hawaii e ancora oggi continua a dipingere quei tipici ritratti dagli occhioni profondi e intensi che sono diventati il segno distintivo della sua arte. Espone in diversi musei importanti ma non è mai entrata nel giro delle gallerie che contano. Diversi divi hollywoodiani, da Joan Crawford a Natalie Wood, le hanno commissionato un dipinto e Woody Allen la considera una delle migliori pittrici viventi. Andy Warhol, invece, ha sempre storto il naso di fronte al suo successo, spiegandoselo come un fenomeno popolare di massa.

Aldilà della rilettura quasi mitica che ne da Tim Burton, si può notare oggi l'influenza della Keane sulle nuove generazioni di pittura pop surrealista altrimenti nota come «Low Brow», tipica della west coast americana: un'arte che unisce il fumetto all'illustrazione di matrice folk, a lungo ignorata dal sistema e finalmente diventata un'alternativa alle gallerie newyorkesi grazie al capillare lavoro di riviste e spazi indipendenti.

In particolare la Keane sembra la «mamma» di Marion Peck, raffinata pittrice peraltro sposa del più celebre Mark Ryden, costoso e ricercato anche a Manhattan, ma certamente meno ingombrante e tirannico del cinico Walter, interpretato sul grande schermo dal bravissimo Christopher Waltz.

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