Un'opera vera e commovente come una giornata in Italia

Un'opera vera e commovente come una giornata in Italia

da Venezia

Se al festival ci fosse, oltre all'applausometro, il lacrimometro, Italy In A Day - Un giorno da italiani di Gabriele Salvatores, anche se fuori concorso, vincerebbe il Leone d'Oro della commozione. Mai visti tanti critici con gli occhi umidi al Lido. A fare il miracolo è stato un lavoro di montaggio in cui, paradossalmente, non c'è una sola immagine girata da Salvatores. Infatti, sulla scia di quanto realizzato da Ridley Scott con A Life In A Day , Indiana Production e Rai Cinema hanno pensato di replicare nel nostro paese il progetto con la richiesta di invio, in questo caso agli italiani, dei loro video realizzati durante le 24 ore di sabato 26 ottobre 2013. Alla squadra di 40 selezionatori coordinati dai montatori Massimo Fiocchi e Chiara Griziotti sono giunti quasi 45mila video con oltre 2200 ore di immagini. Alla fine sono venuti fuori 75 minuti, accompagnati dalla strepitosa musica dei Deproducers, che sono in tutto e per tutto un film di Gabriele Salvatores. Forse il suo più bello anche se questo potrebbe non suonare come un complimento. «Non credo nella democrazia diretta. Non credo neanche che il pubblico abbia sempre ragione. E non penso che basti avere una chitarra per essere un musicista. Per questo ho trovato molto emozionante, istruttivo e interessante questo esperimento. Ci voleva rispetto, attenzione. Ma anche la coscienza del proprio ruolo. Raccontare la tua storia, anche se con le parole degli altri», dice il regista che ha finito di girare anche un altro film Il ragazzo invisibile in uscita a dicembre.

Italy in a day che uscirà nelle sale cinematografiche il 23 settembre, solo per un giorno, per poi andare in onda su Rai3 il 27, è il racconto di una giornata che inizia con i lavori notturni - la panificazione, i quotidiani, la mungitura, le preghiere - per poi proseguire con la semplicità della vita e la profondità delle nostre ore più banali. C'è la nascita di un bambino ma anche la lezione di scuola guida artigianale tra mamma e figlia, c'è un'anziana che fa il solitario sull'IPad e un'altra che parla con il figlio e l'Alzheimer le fa ripetere «Tu come ti chiami?», c'è l'astronauta Luca Parmitano con la sua visione dallo spazio di decine di albe e tramonti in un giorno. E poi ci sono i bambini, che nascono, che soffrono (in ospedale in Irak curati da un medico italiano), che non conoscono il significato della parola «amore» perché sono amore mentre magari vengono scaricati da un'auto all'altra in un parcheggio tra due genitori divorziati o adottati da una coppia di omosessuali. «Mi aspettavo - racconta il regista - che arrivassero video più volgari, con più rabbia, invece ho trovato un'Italia sofferente ma piena di dignità».

Nel gioco di cosa c'è e cosa manca, oltre alla scelta precisa di escludere la tv che non si vede mai, salta agli occhi anche l'assenza dei ricchi, «non capisco come mai - si chiede Salvatores - forse raggiungendo l'agiatezza si perde la necessità di raccontarsi».

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