Addio Just, re del gol e delle barzellette

Suo il record di tredici reti segnate in un Mondiale: quello in Svezia del '58

Addio Just, re del gol e delle barzellette

Boniperti sosteneva che quando lui giocava le partite di football internazionale, i francesi indossassero un calzettone di un colore diverso dall'altro. Bastava però sussurrare il nome di Just, per fargli cambiare espressione: «Ah, Fontaine, un campione!». Adieu Justò, cavallo di razza dei favolosi anni '50, un altro protagonista non francese al cento per cento, come Kopa, Platini, Zidane, Mbappé.

Era un marocchino dagli occhi vivissimi e dall'educazione rispettosa nei confronti dei grandi che lo seguirono. Era uno spettacolare narratore di barzellette, quando lo incontravi la sua prima domanda era puntuale: «Tu connais la dernière?», la sai l'ultima? Trascorrevi sere e notti, al tavolo della sua dimora, Toulose, la ville rose, con Arlette, la moglie di origini trevigiane, nel ruolo di controllore di volo, tra amici, vini e chiacchiere. Just Fontaine detiene ancora il record di gol in una coppa del mondo, la Jules Rimet: 13 nello stesso torneo, roba che i fenomeni contemporanei faticano a sfiorare. Veniva dal Marocco, protettorato di Francia, tra Marrakech e Casablanca aveva vissuto l'epoca d'oro di quelle terre rese affascinanti da Bogart e Bergman; suo padre lavorava alla manifattura regia dei tabacchi, sua madre una casalinga spagnola, Justò, pur non avendo i centimetri ideali (1,58 prima della crescita a 1,71) provò con la pallacanestro, per dedicarsi definitivamente au foot. Ne intuì lo stile, Marco Zatelli, lo fece ingaggiare dal Nizza per diciottomila franchi, bei soldi per l'epoca. A vent'anni la triade (Barreau-Nicolas-Rigal) che guidava la nazionale di Francia lo convocò per la squadra Under 21 contro il Lussemburgo, Fontaine segnò 3 degli 8 gol della facile vittoria.

Partì militare nel battaglione di Joinville, la guerra di Algeria comportava altri pensieri, per trenta mesi Just restò fuori dal grande giro. La carriera sembrò restare nebbiosa ma la vita cambiò quando lo prese il Reims che, al tempo era il Psg di oggi, il club delle vedettes Piantoni, Kopa, Vincent. Gavetta decisiva, alle spalle dei tre tenori: a ventiquattro anni la svolta: 1958, mondiale in Svezia, alla vigilia, Raymond Kopa si infortuna e con lui Thadée Cisowski, tocca a Just seppure reduce da una operazione chirurgica al ginocchio. Veste la maglia numero 17, ha distrutto l'unico paio di scarpe da gioco, le chiede in prestito al compagno Stéphane Bruey, si presenta contro il Paraguay con una tripletta, altri due alla Jugoslavia, uno alla Scozia. Quarti di finale: due all'Irlanda del Nord, uno al Brasile che elimina la Francia, finale terzo e quarto posto, trionfo sulla Germania (6-3), quattro gol di Just. Totale 13, battuto il record dell'ungherese Sandor Kocsis. Leggenda.

Quattro titoli di Francia, due coppe nazionali, una finale di coppa campioni contro il Real di Puskas-Di Stefano e del suo ex sodale Kopa), una frattura alla gamba a chiudere la carriera.

Il resto è cronaca minore, però illustrata dalla creazione del sindacato calciatori. Da tre anni Arlette lo aveva portato in una casa di riposo, dove Justo ha concluso la sua lunga vita, con un sospiro: «Tu connais la dernière?».

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