Il rinvio e il ricollocamento al 2021, dal 23 luglio all'8 agosto, dev'essere stata la parte più semplice. Per le Olimpiadi di Tokyo non c'è ancora pace, a tenere banco è la querelle tra il Cio e il governo giapponese sulla ripartizione dei costi straordinari generati dallo slittamento. L'ultimo dissidio è scoppiato per una nota pubblicata sul sito ufficiale dal Comitato Olimpico con sede a Losanna, in un botta e risposta sulle domande più urgenti, in cui si sbandierava l'intesa già trovata con il premier Shinzo Abe, per far coprire al Giappone le spese della riorganizzazione. Apriti cielo, gli organizzatori hanno chiesto al Cio di rimuovere le frasi incriminate e il sito adesso resta sul vago: «Le parti stanno continuando a valutare e a discutere assieme l'entità dell'impatto economico». In Giappone il tema è molto sentito dall'opinione pubblica, si parla di quasi 6 miliardi di dollari necessari per garantire l'Olimpiade l'anno prossimo e un altro pesante sacrificio economico non è ben visto alla luce della crisi mondiale scatenata dalla pandemia. Alla mossa del Cio, nei giorni scorso ha fatto seguito la replica stizzita di Masa Takaya, portavoce del premier Abe («Non è adeguato citare il nome del primo ministro in questo modo»), mentre Yoshihide Suga, altro portavoce dell'esecutivo, ha rincarato la dose con la smentita: «Non c'è nessun accordo di massima già trovato da Shinzo Abe». Moltissimo ruota attorno al dio denaro, nella giornata di ieri lo stesso Cio ha fatto sapere di aver «messo a disposizione altri 10 milioni di euro per aiutare i comitati olimpici nazionali, portando il relativo fondo Olympic Solidarity' a 57 milioni, per coprire spese impreviste».
Nel frattempo dagli Stati Uniti Helen Lenskyj, professoressa emerita dell'Università di Toronto e ricercatrice esperta sull'impatto economico dei Giochi Olimpici, ha messo in guardia il Giappone sulla vera entità dei costi, sottolineando il fatto che una rassegna del genere non può portare alcun beneficio in una fase di recessione e per i costi già sopportati.
Tra mille dubbi, sono arrivate anche le parole di speranza del presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Mi auguro che l'Olimpiade simboleggi la ripartenza del pianeta e non solo del mondo dello sport. Che siano i Giochi della rinascita, come accaduto a Londra nel 1948».
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