Crisi Roma, Dzeko, fairplay E Monchi fa mea culpa

Crisi Roma, Dzeko, fairplay E Monchi fa mea culpa

Roma Difesa e contrattacco: è la tattica della Roma, che da un mese e mezzo è in caduta libera e dopo essere scivolata al quinto posto si sente accerchiata dai suoi stessi tifosi. Alle sette partite senza vittorie si sono aggiunte le feroci polemiche per il tentativo di cessione di Dzeko, ma soprattutto la sensazione diffusa che il percorso di crescita della società americana si sia arrestato, che in questo momento le esigenze imposte dal Financial Fair Play abbiano la precedenza su quelle tecniche. E a stemperare la sfiducia dell'ambiente non basta certo l'arrivo del 23enne terzino sinistro Jonathan Silva, preso dallo Sporting Lisbona, anche perché il giovane argentino è reduce da un infortunio e avrà bisogno di qualche settimana prima di tornare a regime. A margine della sua presentazione, il ds Monchi si è pubblicamente assunto tutta la responsabilità di una campagna acquisti estiva fin qui deludente e di una finestra invernale in cui si è parlato più di cessioni che di acquisti. «Non cerco alibi - ha detto lo spagnolo -, ma in questi 9 mesi ho capito meglio la Roma e ora per me è più facile lavorare. So che devo migliorare, però la mia storia dice che io sono sempre stato uno che compra tanto e vende tanto». E qui inizia il contrattacco, perché se Monchi ha chiuso dicendo che «questo è il momento di parlare di meno e lavorare di più», la società si è intrattenuta confidenzialmente con alcuni giornalisti per replicare all'accusa di portare avanti un progetto solo finanziario e non sportivo.

Le plusvalenze sono l'unico mezzo per sostenere un monte ingaggi che da anni supera il fatturato, ma questo non significa mettere da parte le ambizioni. E se l'alternativa è ripartire da zero abbattendo i costi, la Roma vuole continuare ad avere grandi giocatori anche al prezzo di qualche dolorosa cessione.

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