Sarà una lotteria e come in tutte le lotterie che si rispettino potrebbe anche uscire il nostro numero. Ci vuole davvero quella cosa lì, che è meglio non dire. Oppure un corno rosso che da tre anni si porta in valigia Alberto Bettiol. Ci vorrebbe un «coup de théâtre», una magia che incanti gli astanti, anche se per noi italiani appare assai difficile. «È chiaro che la tattica la deciderà il Benna (Daniele Bennati, ct azzurro, ndr), ma secondo me o si anticipa o si rischia e si aspetta il finale: le vie di mezzo non ci saranno. Bisogna prendersi grandi rischi», assicura Luca Mozzato.
Ci proveremo con tutte le nostre forze, che sono tre: oltre al già citato Mozzato, anche Alberto Bettiol, il fresco campione d'Italia che sarà affiancato da un pezzo da novanta della pista, ma anche della strada come il 35enne Elia Viviani. Proveranno a inventarsi qualcosa, anche se contro Mathieu Van der Poel e Remco Evenepoel, Wout Van Aert e Mads Pedersen, Tom Pidcock e Jualian Alaphilippe, sarà una sfida al limite del possibile. «Bettiol sta bene assicura il ct Bennati -, anche se queste scelte sono state condizionate da calendari affollati e numeri di corridori limitati. Questo percorso non sarebbe stato male per uno come Jonathan Milan, e come sapete la scelta di Elia (Viviani, ndr) non è stata una scelta principalmente mia, ma dettata da esigenze della Federazione visto che Elia è troppo importante per la pista. Il sogno? Tornare a casa con una medaglia. È possibile».
E Alberto Bettiol che ne pensa? «Belgio, Olanda e Danimarca le nazioni da controllare, ma sarà sfida aperta, ci sono almeno 50 corridori che possono vincere, io sono tra questi».
Corsa aperta, per via di una ristretta partecipazione: solo 88 corridori. Le prime cinque nazioni del ranking avranno quattro rappresentanti: si tratta di Belgio, Danimarca, Slovenia, Gran Bretagna e Francia. Le cinque successive - Spagna, Italia, Paesi Bassi, Australia e Stati Uniti - potranno schierarne tre. Le altre o due o un corridore. Quindi è chiaro che puntare su un gioco di squadra sarà molto difficile per non dire impossibile.
Corsa lunga ed esigente, con tredici côtes e un dislivello che sfiora i 3000 metri: 273 chilometri da percorrere. Il bello, cioè il brutto, arriverà alla fine: negli ultimi 110 chilometri dove ci saranno nove degli strappi in programma. Assenti Pogacar, Vingegaard e Roglic fra stanchezze e infortuni post Tour, gli altri specialisti da classiche ci sono tutti.
L'Italia non conquista una medaglia da vent'anni: dall'oro di Bettini ad Atene. In verità ci era riuscito anche il povero Rebellin a Pechino - quattro anni dopo - ma l'argento gli fu tolto per un controverso caso di doping cancellato dai tribunali ordinari e non da quelli sportivi.
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