«Sai perché cadiamo? Per imparare a rimetterci in piedi». Matteo Berrettini non è Batman, ma è il tennista n°1 che l'Italia merita: un leader silenzioso che nella realtà Sinner-centrica vigila sul Bel Paese. L'azzurro, sulla terra rossa di Belgrado, ha conquistato il suo quarto titolo Atp. Dopo le vittorie a Gstaad (Svizzera), Budapest (Ungheria), Stoccarda (Germania), è arrivato il sigillo contro "l'orco" russo Aslan Karatsev, colui che aveva sconfitto Novak Djokovic in semifinale. Indubbiamente le 3 ore e 27 minuti di gioco contro il n°1 del mondo hanno pesato sui polpacci pur tonici del buon Aslan, ma il romano era lì pronto ad azzannare la preda e a imporsi con il punteggio di 6-1 3-6 7-6 (0).
Sul rosso che nulla regala, Matteo ha dimenticato i due mesi di stop per quegli addominali che l'avevano fatto penare, frenando un inizio di 2021 folgorante. L'azzurro, con pazienza, si è rimesso all'opera e nel torneo balcanico si è ritrovato, regalando un altro successo all'Italia in questo 2021 sempre più dai tratti con racchetta e pallina. La compagine del Bel Paese può festeggiare il ritorno del suo alfiere meglio piazzato in graduatoria, che nell'atto conclusivo serbo ha espresso le sue armi: servizio e dritto devastanti e rovescio in back velenosissimo. Tanti alla vigilia dell'incontro temevano che sul lato sinistro il tennista del Bel Paese fosse destinato a soccombere.
Berrettini, invece, con le sue variazioni di ritmo ha demolito il piano tattico di Karatsev, costretto ad alzare bianca al cospetto di chi si è dimostrato più forte. Matteo, dopo il ko a Montecarlo contro lo spagnolo Alejandro Davidovich Fokina, aveva predicato calma. Il tempo è sempre galantuomo.
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