Non solo bello. Non solo il modello che Armani vorrebbe sempre veder sfilare nelle sue passerelle, non solo l'eterna promessa che il nostro nuoto s'augurava sbocciasse un giorno. Luca Dotto, in 48 secondi e 25 centesimi, ha dimostrato che può essere molto di più. Che è già molto di più. Ha vinto la gara regina del nuoto, ha conquistato Londra e l'Aquatic Centre, davanti di forza ai 50, davanti di resistenza alla fine, per un trionfo che sa di tranquillità e potenza «perchè ora ho imparato, in vasca ero come un automa», dirà. Niente da fare per l'olandese Verschuren (4832) e il francese Mignon (4836).
Non solo bello Luca, non solo campione d'Europa (il quarto italiano a riuscirci, erede di Magnini re nel 2011), ma anche il figlio e lo zio che tutti vorrebbero avere. Figlio «perché eccoli là i miei fra il pubblico, gli ho detto di venire e comprare solo i biglietti della finale e anche per questo mi ero imposto, dai, non sprecare questa occasione». Zio perché il pensiero è andato al piccolo Carlo Alberto, «mio nipote appena nato, hai visto che bella medaglia porta a casa zio? E' dedicata a te...». E ora anche Luca può prendere per mano quest'Italia e portarla a Rio con una speranza in più (il record italiano conquistato un mese fa agli Assoluti di Riccione, 47,96, è a tutt'oggi il terzo crono mondiale dell'anno). «Mi mancava questa medaglia - confida ancora - la verità è che sono cambiato io, sono cambiato di testa, ho pensato solo a vincere, a stare davanti, non mi interessava il tempo, volevo la vittoria, non ho mai vinto qualcosa di solo mio e ora sono contentissimo. E' il modo migliore per presentarmi alle Olimpiadi, fra 80 giorni non sarà uno scherzo come oggi. Che effetto mi fa essere il re della gara regina? Nessuno. Ho la testa sugli allenamenti, Claudio (Rossetto, il suo tecnico, ndr) mi ha già avvisato...».
Ma non è finita. Altre medaglie luccicano da Londra. Oro e argento negli 800. Per un bis storico in Europa con gli stessi atleti. Mai riuscito. All'Italia. Agli altri. Roba bella, pensieri giusti, speranze olimpiche che ingrassano anche se gli 800 stile a Rio non ci saranno e però chissenefrega. Greg e Gabry, Paltrinieri e Detti, i due ragazzi sono la certezza azzurra di buoni sogni da qui all'Olimpiade perché quella di ieri è la distanza crocevia fra i 1500 del primo e i 400 del secondo e poi sarà quel che sarà. Fatto sta, Greg sempre davanti. Un turbo magico e strano il suo che agli esperti fa scomodare F1 e aeroplani per spiegare la nuotata e le magie del ragazzo. Perchè plana sull'acqua e consuma poche energie, il senso. «Sono felice spiega lui -, non tanto del tempo (7'4233, davanti a Detti 7'4353, 3° l'ucraino Romanchuk), ma di questo Europeo, è ben augurante per Rio». E felice è Gabriele, con un pensiero in più. Lui non ha terminato le proprie fatiche, «e ora la 4x200, saranno 6000 metri nuotati in questa rassegna».
E ancora e di più. Altre medaglie.
Perché Ilaria Bianchi ha azzannato il bronzo nei 100 farfalla (5752, oro alla Sjostroem, argento alla Ottesen) e perché la Pellegrini ha centrato la finale di oggi nei 200 stile alla caccia del quarto titolo di fila e con Dotto, Magnini e la Ferraioli l'argento nella 4x100 stile mista (con record italiano 3'24''55). L'Italia ha Fede. E ora non più solo lei.
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