Facile dare la colpa al Barcellona, dopo aver visto una Roma che - opaca per almeno un'ora - ha lasciato a Bologna un paio di punti preziosi in ottica Champions League. Ma per amore di verità vanno dette anche altre cose: ad esempio che Di Francesco aveva limitato al minimo il turnover (dei titolari fuori soltanto l'infortunato Ünder e Dzeko che aveva chiesto di non giocare dall'inizio), che a conti fatti i rossoblù l'hanno sfangata tirando una sola volta in porta e che sul gol di Pulgar pesa anche la valutazione degli arbitri, benevoli nel non punire un controllo con la mano tanto involontario quanto decisivo di Poli all'inizio dell'azione.
Fino a poco prima i giallorossi erano stati padroni assoluti della partita mettendo alla frusta l'esordiente Santurro prima con Schick e poi soprattutto con un bel colpo di testa di De Rossi. Poi il primo segnale preoccupante è arrivato da Nainggolan: colpito duro alla gamba destra, il belga ha stretto i denti per un po' prima di chiedere il cambio al 17'. Non è una semplice contusione, si teme un problema più serio all'adduttore: «Se uno come me esce dal campo significa che non è una sciocchezza» - ha detto a caldo il Ninja - prima che Di Francesco rincarasse la dose di preoccupazioni: «Le prime sensazioni purtroppo non sono positive».
Un minuto dopo la Roma ha incassato la seconda mazzata della mattina subendo lo svantaggio e, come detto, per un'ora buona ha faticato a reagire. Manovra lenta che favoriva un Bologna non eccezionale ma diligente nel chiudere tutti gli spazi e soprattutto zero «killer instinct» in zona gol, dove Schick confermava una volta di più che quello del bomber non è il suo mestiere. Meglio come assist-man, se non fosse che - su una sua sponda da calcio d'angolo - Strootman trovava il modo di centrare il palo colpendo sporco a meno di un metro dalla porta.
Solita vecchia storia: per pungere ai giallorossi serve Dzeko, che ogni tanto si mangia qualche gol ma alla fine è l'unico che ce l'ha davvero nel sangue. Entrato al posto dell'impalpabile El Shaarawy al 61' (con tanto di cambio di modulo, dal 4-3-3 al 4-2-3-1), il bosniaco ci ha messo appena un quarto d'ora a raddrizzare la partita avventandosi su un cross di Perotti. Da lì in poi i giallorossi hanno ricominciato a macinare e il finale si è giocato solo nella metà campo del Bologna. Di Francesco ha buttato dentro pure Defrel che per due volte ha avuto sul piede il pallone della vittoria, ma una volta il francese ha perso l'attimo da posizione defilata e in un'altra occasione si è fatto ribattere il tiro a porta vuota dopo un'uscita da brividi di Santurro.
Dopo quattro vittorie di fila in trasferta è arrivato un pareggio che il tecnico romanista fatica a digerire («Abbiamo lasciato due punti per strada»). Poi, dopo aver difeso Schick spiegando che «va tutelato, deve essere più cattivo ma si è messo a disposizione della squadra», ha dato la sua lettura tattica della partita: «Ci eravamo intestarditi a giocare vicino e quindi ho cambiato sistema per avere più ampiezza e più giocatori che attaccassero la porta avversaria».
Una soluzione che dopodomani a Barcellona difficilmente sarà proponibile: «Non troveremo una squadra come il Bologna che ha giocato negli ultimi 20-25 metri. E soprattutto una prestazione come quella di oggi non sarà sufficiente».
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