La nostalgia per l'Italia resta, anche se un po' annacquata. Antonio Conte è troppo indaffarato a sbrogliare uno dei nodi della stagione per cedere al sentimentalismo. Anche alla vigilia di una partita che vale una mezza ipoteca sugli ottavi di finale. Il suo Chelsea annaspa in Premier League quanto corre sicuro in Champions: due vittorie in altrettante uscite. Questa sera, ospite allo Stamford Bridge, la Roma. Non una squadra qualsiasi nella storia (recente) di Conte. Avversaria indomita nella stagione del terzo scudetto alla guida della Juventus. Poi tentatrice, nell'offrirgli la panchina di Rudi Garcia. In un prossimo futuro, (possibile) suggestiva destinazione, quando deciderà di tornare in Serie A.
Ma Conte è abbastanza scafato per evitare l'inciampo diplomatico, a precisa domanda. «La Roma è una grandissima società, una piazza molto importante - le parole di Conte - Dunque che sia stato fatto il mio nome dopo Garcia è sicuramente un motivo di orgoglio. La Roma, però, ha fatto due grandi scelte, prima con Luciano (Spalletti), e ora con Eusebio (Di Francesco), due grandissimi allenatori. Cortesie per gli ospiti. Un amarcord che estende anche ai suoi ex allievi. «Ho un rapporto speciale con (Daniele) De Rossi che, come (Francesco) Totti, scegliendo di restare a Roma, ha dimostrato di essere un grande uomo, oltreché un grande calciatore. Gli sono grato, così come lo sono anche a (Stephan) El Sharaawy e (Alessandro) Florenzi, che ho avuto l'onore di allenare in nazionale. Per me questi ragazzi non potranno mai essere degli avversari».
Il suo Chelsea, reduce da due sconfitte di fila, ha fretta di riscatto. Ma neppure il ritorno di Alvaro Morata restituisce il sorriso al tecnico italiano. «È un momento molto difficile, purtroppo sono costretto a far giocare sempre gli stessi, e questo è un rischio perché aumentano gli infortuni». Anche l'ex Antonio Rudiger torna arruolabile, solo per la panchina.
È altrove che mancano le alternative. Conte aveva corteggiato per tutta l'estate Radja Nainggolan («uno dei migliori centrocampisti al mondo»), rimasto un desiderio inappagato. Uno dei tanti. Che lo costringe ad una vigilia piena di dubbi.
«La Champions League è un torneo difficile, e la Roma un'ottima squadra. Come tutte le squadre italiane è ben organizzata, con tanti giocatori di qualità». Per chi si fosse distratto, a rimarcare - una volta di più - le imperdonabili lacune della sua rosa.
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