Una soluzione c'è ed è già tra le mani dell'Assocalciatori. O meglio, i soldi sono già in cassa. Come manna dal cielo per i giocatori più in difficoltà di Serie C, e non solo, alle prese con gli stipendi congelati e discussioni infinite sul taglio degli stessi. Un tema già rilanciato sulle pagine de Il Giornale, per raccontare difficoltà e problematiche di chi è più vicino a guadagnare il minimo federale rispetto agli introiti da capogiro della Serie A.
Infatti per situazioni emergenziali come quella attuale, c'è una disponibilità di circa 8,3 milioni messi a bilancio nel 2019 dall'Associazione Italiana Calciatori, in cui sono ricompresi liquidità di cassa, parte del valore immobiliare e il capitale di avviamento versato al momento della costituzione dell'associazione stessa. Forte di questa situazione, il sindacato dei calciatori ha già chiesto alla Lega Serie A e alla Federcalcio di lavorare assieme per costituire un fondo di solidarietà comune nel breve termine. Dopodiché sarà la stessa Aic a stabilire quanto versare nel fondo comune, lasciando la decisione a un comitato esecutivo che vedrà la presenza di 24 calciatori chiamati in causa per l'occasione.
Dunque i soldi ci sono e permetterebbero al mondo del pallone di far fronte alle necessità immediate di chi guadagna meno e sta affrontando diverse incognite senza per questo gravare sullo Stato attingendo alla cassa integrazione. Non ci sono infatti solo i contrattoni d'oro della massima serie, tanti calciatori al momento annaspano e non vedono la luce nemmeno dopo gli ultimi criteri fissati dalla commissione medica in vista della ripresa degli allenamenti e poi eventualmente dei campionati. In Serie B, e a maggior ragione in C, non ci sono le condizioni per ripartire in sicurezza, garantendo tamponi frequenti, test sierologici, ritiri inaccessibili e strutture dedicate per evitare ogni rischio.
Cristiano Lucarelli, attuale allenatore del Catania, non ha usato giri di parole per la situazione attuale: «Dobbiamo scegliere, o si muore di fame o si rischia di morire per l'epidemia. A certi livelli non si può parlare di tagli perché gli stipendi sono davvero bassi. Un giocatore in C guadagna 1300 euro al mese eppure rispetto a uno di Serie A ha gli stessi obblighi e impegni. Come fai a chiedergli delle rinunce ulteriori?».
Lo stesso Damiano Tommasi, presidente dell'Assocalciatori, ha parlato di stipendi bassi che servono a mantenere le famiglie e a pagare mutui e affitti, proprio mentre il sindacato si sta preparando a una nuova battaglia.
Infatti diversi presidenti di club stanno già pensando di rivedere l'accordo collettivo firmato con i calciatori nove anni fa, per far partecipare gli stessi al rischio e alle conseguenze di eventi difficilmente prevedibili come il Coronavirus. Un rischio d'impresa a tutto tondo, che già preannuncia l'ennesima bagarre.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.