nostro inviato a Barcellona
Benché sia una macchina, il caso sta diventando umano. Per cui bisogna urgentemente fare qualcosa. Succede infatti di tutto a questa Ferrari e forse, proprio per questo, è arrivato il momento di stringersi a lei e starle vicini vicini. Perché mentre la F1 saluta prodigio Verstappen 4° al debutto sulla Red Bull, mentre Alonso per la prima da quando è alla McLaren scollina in Q3, al Cavallino succedono cose che stupiscono persino gli avversari. Ieri il leader del mondiale Rosberg era più sorpreso dalle due rosse superate in griglia dalle Red Bull («uno choc le Ferrari più indietro...») che da Lewis in pole davanti a lui. Ma tant'è. Oggi arriva patron Marchionne. Alla vigilia aveva chiesto un paio di vittorie a cominciare proprio dalla Spagna. I ragazzi di rosso vestiti saranno corde di violino. Tensione a mille. Pressione a mille. Magari poi ci scappa anche l'impresa, intanto, però, resta il caso umano della macchina rossa.
Perché in Australia fu l'incidente di Alonso a interrompere la fuga di Vettel. Perché in Bahrein fu il motore a interrompere il giro di formazione di Vettel. Perché in Cina fu lo stesso Vettel a interrompere se stesso facendo l'autoscontro con Raikkonen causa diverbi pistaioli con Kvyat. E perché in Russia fu sempre Vettel a interrompersi incolpevole nel traffico, finendo tamponato non una ma due volte dal già citato Kvyat. Ecco. Ieri Vettel ha invece interrotto i propri sogni di riscossa pagando vistosamente dazio nel pomeriggio dopo un mattino ad alto tasso di aspettative visto che mai, quest'anno, il distacco dalle Mercedes era stato così minimo. Invece che cos'è successo? Semplicemente... è uscito il sole.
Risultato: 15 gradi in più sull'asfalto e dai 35 del mattino, che l'assetto e le caratteristiche della Sf16H parevano gradire, si è passati a temperature che hanno trasformato la Rossa in una saponetta. «Scivolava in tutti i punti, non era questione di una curva in particolare» ha detto Seb, «la verità è che non è che sono stati gli altri a fare meglio, ma noi a fare peggio, non loro più veloci, ma noi più lenti...». Fatto sta, dopo aver pattinato in Q1, Q2 e Q3, il ferrarista che nelle libere del mattino (1.23.225) distava un decimo e mezzo da Rosberg e 20 millesimi da Hamilton, si è riscoperto a un secondo e tre da Lewis e per di più è rimasto con un tempo praticamente fotocopia delle libere (1.23.334). Ovvero: rispetto al mattino Seb è stato l'unico fra i big a non migliorare. Per dire: un secondo meno Hamilton, 8 decimi Rosberg, un secondo e due Ricciardo. E la riprova che la Rossa patisca il caldo in modo imbarazzante è arrivata da Raikkonen: al mattino in difficoltà e poi, con regolazioni più simili a quelle di Vettel, migliore del tedesco (5° tempo contro 6°), e però sempre con un crono simile a quello di Seb su auto saponetta.
Come a dire che col sole e il caldo, più di così non c'era verso di farla andare. E ora «siamo lontani da dove avremmo voluto essere...» ha detto Kimi. Stringiamoci attorno. Vicini vicini. Anche perché qui oggi pomeriggio danno fresco. Chissà mai...
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