Italia femmina: Vale dà la bandiera a Fede

Il ritiro della Vezzali e l'ufficialità della Pellegrini alfiere

Benny Casadei Lucchi

È bella quest'Italia femmina con due donne che si passano la bandiera al più alto livello dello sport. Ed è ancor più bella, quest'Italia, perché fu il primo Paese a onorare le sue donne, con Miranda Cicognani a Helsinki '52, ed è l'unico Paese ad averlo fatto per cinque volte. Mai nessuno come noi nella storia dello sport a cinque cerchi. Ma quest'Italia femmina non è solo bella, è anche romantica. In che altro modo si può spiegare la magica coincidenza che porta Federica Pellegrini a diventare portabandiera il giorno in cui Valentina Vezzali annuncia il ritiro dalla scherma? È un segno di romantica continuità fra due grandi dello sport, fra due atlete immense. Un messaggio che «è come se fosse scritto» aveva detto un'emozionata Cinzia Pellegrini, la mamma di Fede, parlando l'altra settimana a Riccione della figlia e dei suoi sogni.

La signora aveva e ha ragione. È come se fosse scritto che ieri mattina nei saloni del Coni, dopo che nella notte in Brasile Valentina Vezzali era salita per l'ultima volta in pedana, il presidente Giovanni Malagò abbia ufficializzato quel che già tutti sapevano: Fede portabandiera «a furor di popolo...». È come se fosse scritto che Valentina, la più vincente atleta italiana e ultima nostra portabandiera ai Giochi, abbia detto addio poche ore prima dell'annuncio di Fede e gareggiando col fioretto nel mondiale a squadre, per di più centrando l'argento (vittoria alla Russia) e l'ultima delle sue 56 medaglie (35 d'oro). E ancora. È come se fosse scritto che Valentina abbia festeggiato, esultato, mandato un messaggio a quest'Italia femmina troppo spesso messa da parte nella vita di tutti i giorni, dicendo «questo sport mi ha insegnato a combattere e non mollare mai». Ed è come se fosse scritto che tutto questo sia avvenuto a Rio. Di più. È come se fosse scritto che il 5 agosto quando Federica sventolerà per noi la bandiera sulla pista del Maracanà aprendo i Giochi, quel giorno compirà 28 anni. E, infine, è come se fosse scritto che ieri, giorno dell'investitura, era anche il compleanno di suo padre Roberto e «chissà che emozione mamma e papà...» dirà Fede. Ha detto molto. Parole che dipingono la sua vita e raccontano delle difficoltà di tutte le donne e però, suvvia, anche di tutti noi anonimi atleti del vivere quotidiano. Parole da portabandiera. «È il coronamento» ha scritto sul suo profilo social «di anni e anni di carriera fatti di grandi sconfitte e grandissime vittorie, momenti dove mi sono persa e momenti dove mi sono ritrovata o altri... dove ho perso qualcuno di importante (si riferisce al suo mentore, l'ex ct Castagnetti, scomparso nel 2009). Nonostante tutto ogni volta che vado a letto la sera mi dico che ne è valsa la pena perché ho saputo combattere sempre, senza mai mollare, pronta per ricominciare tutto la mattina successiva». Italia femmina anche nella parole un po' così dell'altra candidata, Tania Cagnotto, «Fede ha un palmares incredibile e mi aspettavo che finisse così visto anche il rapporto che ha con il presidente del Coni...» (Malagò è patron dell'Aniene, la società per cui gareggia Fede).

Parole che però nel salone d'onore del Coni sono scivolate via mentre Federica raccontava molto di sé, tornando anche sul quel no ad essere portabandiera di 4 anni fa. «Rappresentando il Paese ha infatti detto -, porterò a Rio la voglia di combattere e non arrendersi mai, cercando di far sentire gli italiani più italiani. Futuro? Dopo Rio... Quanto alla polemica su Londra, mi fece davvero male: io sono molto patriottica, vivo per la nazionale e per il tricolore sul petto.

La mattina dopo la cerimonia avrei disputato la mia gara più importante, i 400. A Rio avrò solo la staffetta e più tempo per recuperare...». Ecco perché Fede ha detto sì ed ecco perché ha difeso il suo no. Italia femmina. Fino all'ultimo.

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