È il bello del ciclismo, sport duro e a tratti carogna, come ieri, che in un arrivo a due al fotofinish, tra l'ex campione del mondo Michail Kwiatkowski e l'ex iridato under 23 Benoît Cosnefroy, radioTour comunica allo staff del transalpino la vittoria, quando dalle immagini tivù si vedeva chiaramente che la vittoria era per la seconda volta in carriera del corridore polacco del Team Ineos. È il bello del ciclismo, sport duro e a tratti carogna, che si trova da tempo a fronteggiare una emergenza sanitaria, per via di bronchiti e miocarditi. Ieri, però, oltre a radio-informazioni, ci si sono messe anche macchine parcheggiate dove non dovevano esserci: in un tratto in discesa velocissimo del percorso e, come se non bastasse, in curva. Solo il Dio del ciclismo ci ha messo per l'ennesima volta una pezza, anche se è chiaramente inaccettabile che certe cose succedano ancora in una corsa di livello come questa. È il bello del ciclismo, sport duro e a tratti gioioso, per noi italiani che stiamo vivendo con i ragazzi uno dei momenti più difficili e bassi della storia, festeggiamo la vittoria nell'Amstel Gold Race con Marta Cavalli, 24 anni, portacolori della francese FDJ (anche tra le donne, squadre di prima serie non ce ne sono: qualcosa dovrà pur dire?). La cremonese ha messo nel sacco tutte con un'azione da vera finisseur a poco più di mille metri dal traguardo.
A completare la giornata magica per il ciclismo rosa, l'8° posto della campionessa del mondo Elisa Balsamo e il decimo di Sofia Bertizzolo. Insomma, anche nel ciclismo ci dobbiamo affidare alle donne. È il bello del ciclismo.
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