Buona la prima, anzi buonissima. E allora, anche se siamo solo a fine agosto e dopo un'unica partita, è giusto ipotizzare che nell'Inter l'addio di Conte possa essere metabolizzato molto più in fretta del previsto. Per i tifosi non sarà difficile: ben più complicato scordarne il passato juventino quando arrivò. Il pedigree di Simone Inzaghi sembra perfetto per farsi amare subito, certo poi serviranno anche i risultati.
Il rischio vero era nella squadra, quella che il tecnico leccese aveva difeso da tutto e tutti in due anni mai semplici e spinto oltre i propri limiti in una corsa scudetto travolgente. La prima sfida di Inzaghi jr era quella di rendersi credibile agli occhi di chi aveva appena vinto, di chi in Conte aveva trovato un metodo e un mentore. E poteva non essere semplice. Ebbene, in un mese e mezzo, Simone sembra essere riuscito non solo a farsi seguire dai suoi nuovi allievi, ma anche a trascinarli lungo una strada mai percorsa da Conte, quella di vincere anche attraverso il bel gioco. Almeno questo ha detto la prima partita contro il modesto Genoa, più ancora per il modo che per il largo risultato a favore.
Altri test arriveranno (anche se il sorteggio del calendario sembra aver voluto regalare all'Inter una partenza in discesa: Genoa, Verona, Sampdoria, Bologna e Fiorentina prima dell'Atalanta alla sesta giornata) e quello che ad agosto sembra oro potrebbe magari essere ottone, ma le premesse sono buone e incoraggianti. Ad alimentarle, e nessuno lo sa meglio di Marotta, anche il precedente della Juventus, che passò dai 3 scudetti di Conte ai 5 di Allegri senza avvertire alcun contraccolpo, anzi andando per due volte in finale di Champions League (dove invece Conte è quasi sempre uscito prima di entrare).
Perché Conte insegna, pretende, logora anche mentalmente la sua truppa. Non così Allegri, non così Inzaghi e allora ecco che il cambio tecnico potrebbe infine rivelarsi un vero vantaggio come accadde ai bianconeri: giocatori che sanno di poter vincere, che hanno ancora voglia di farlo, che vorrebbero rifarlo anche per riprendersi meriti magari un po' annacquati dall'ego del loro ex allenatore e dal valore di chi nel frattempo se ne è andato. Lukaku, per dirla tutta, pronti via e subito ieri ha trascinato il Chelsea al successo sul campo dell'Arsenal: gol dopo 15' nello 0-2 finale. Farne a meno non sarà semplice, nonostante Dzeko sia un grande centravanti (ma non un bomber) e un altro attaccante debba ancora arrivare. Thuram jr è fuorigioco dopo l'infortunio, Correa il favorito, ma corrono ancora anche Belotti e Zapata: arriverà quello che costa meno e promette di più. Perché se Marotta è l'ovvio punto di contatto tra la Juventus che fu e questa Inter, la differenza sostanziale sta nelle due proprietà. Quella poteva spendere e spandere, questa deve risparmiare.
A Torino, Conte il primo anno partì in attacco con Matri e Vucinic, Allegri finì con Ronaldo e Dybala, passando via via per Higuain, Mandzukic e Morata. Là c'era una Juventus che ogni anno si rinforzava per un bersaglio peraltro solo sfiorato, qui c'è una proprietà che, appena vinto lo scudetto, ha venduto 2 dei suoi 3 giocatori più forti per pagare gli stipendi.
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