Una boccata d'ossigeno. Jannik Sinner, il non umano, ha colpito ancora e nella sua giovanissima carriera può già raccontare di essere nella finale di un Masters1000, tipologia di torneo che più di tutti ha affinità con gli Slam. Sul cemento dell'impianto dell'Hard Rock Stadium (la casa dei Miami Dolphins di football NFL), in Florida, l'altoatesino continua nella sua marcia, diventando il secondo italiano di sempre ad arrivare all'atto conclusivo di un 1000 dopo Fabio Fognini a Montecarlo nel 2019.
Il ligure trionfò sul red carpet del Principato nel giorno della Santa Pasqua e in una giornata così significativa due stagioni dopo lo vorrà fare Jannik. Il contenuto del suo uovo si spera sia il successo contro il polacco Hubert Hurkacz, il giocatore "ammazza-grandi" a Miami. Non ci sono precedenti tra i due, ma la conoscenza reciproca c'è visti i match di doppio disputati insieme. In partita, però, non si guarderà in faccia nessuno. Con determinazione Sinner vorrà chiudere il cerchio e replicare quanto già fatto contro lo spagnolo Roberto Bautista Agut (testa di serie n.7 del seeding).
In un'era di grande incertezza, Jannik ha coinvolto il pubblico con la sua voglia di rimanere sempre attaccato al match, anche quando sotto di un set e 0-40 nel secondo parziale, è riuscito a tenere un game in battuta di grande importanza visto lo svantaggio maturato contro l'iberico: «Quando ti trovi sotto 0-40 non è detto che tu debba perdere il game. E proprio quel game ha cambiato un po' la partita: ci sono punti che possono decidere un match», le parole dell'azzurrino dal sapor quasi di aforisma. È con questi ingredienti che Jannik ha condito la sua pastiera anche se per lui si è ancora a pelare le patate: «Non si diventa così rapidamente un cuoco. Io credo di essere cresciuto nelle ultime tre settimane, ma questo non vuol dire che io abbia finito di pelare patate e carote. Mi piacerebbe essere già lì a impiattare, ma adesso è impossibile».
Il ragazzo impara in fretta, però, e può fregiarsi di essere il quarto teenager ad accedere alla finale in 36 anni di storia del torneo. Gli altri tre sono stati Novak Djokovic, vincitore nel 2007 a 19 anni, Rafael Nadal, finalista nel 2005 a 18 anni, ed Andre Agassi, vincitore nel 1990 a 19 anni.
Si può constatare facilmente che i citati abbiano raggiunto la vetta della classifica mondiale. Un indizio per il futuro? La sensazione è che in questo oceano di dubbi per la pandemia, Sinner rappresenti già una certezza e ci stia dicendo: «Non è mai finita finché non è finita».
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