Roma - Doveva essere una festa per cui oltre 60mila tifosi avevano acquistato il biglietto (a peso d'oro e al prezzo di lunghe code) con giorni e giorni d'anticipo. Con una Roma saldamente terza in classifica la doppia sfida col Barcellona poteva rappresentare, senza l'obbligo di fare risultato, un'avventura con tutto da guadagnare e poco da perdere. Invece, complici i 5 punti recuperati dalla Lazio nelle ultime due giornate, adesso si è trasformata in una specie di fastidio. Perché da un lato la testa è già al derby di domenica, ma dall'altro non si possono fare calcoli: rischiare il turnover coi catalani potrebbe portare a una figuraccia in mondovisione e questo non lo vuole nessuno. Non lo vogliono i romanisti e non lo vuole il presidente Pallotta, che sarà sugli spalti e nei prossimi giorni farà il punto con le istituzioni sulla questione del nuovo stadio.
Era quindi inevitabile che mister Di Francesco tenesse alta la tensione: «Cosa devo dire, che non ci crediamo? È normale che ribaltare l'1-4 dell'andata sarà difficilissimo, ma contiamo sull'aiuto della nostra gente e dovremo essere noi a trascinarla. In questo momento quella col Barcellona è la partita più importante e quindi giocherà la formazione migliore, alla Lazio inizieremo a pensare da mercoledì». Formazione migliore ma con un paio di dubbi in attacco, perché accanto a Dzeko mancheranno Perotti (non è stato nemmeno convocato, proverà per domenica ma è difficile) e probabilmente Ünder. Il turco sta meglio e tuttavia, essendo reduce da un infortunio, dovrebbe partire dalla panchina.
Spazio quindi a El Shaarawy e quasi sicuramente a Schick. Sei giorni fa al Camp Nou il ceco non aveva giocato nemmeno un minuto scivolando all'ultimo posto nella gerarchia degli attaccanti, poi ha mostrato qualche segno di ripresa con la Fiorentina e quindi, volendo concedergli un'altra occasione, meglio oggi che nel derby dove serviranno giocatori super-affidabili. Il suo probabile impiego dal primo minuto pone semmai un dubbio riguardo al modulo: si sa che Patrick gradisce poco sia la posizione di centravanti puro che quella di ala destra a cui sarebbe costretto in caso di 4-3-3, per cui non è escluso che l'allenatore possa studiare soluzioni alternative per consentirgli di giocare più centralmente.
Dal ruolo di Schick dipenderà anche quello di Nainggolan, ma il belga è uno che bada poco a queste sottigliezze. A lui basta essere in campo e respirare l'aria della grande sfida: «Giocare partite così è un sogno che avevo fin da bambino - ha detto Radja -, all'andata non ce l'ho fatta perché non potevo spingere al massimo ma ora sto bene. Se mi vedo in una grande squadra come Barça e Real? Lì sarebbe più facile vincere, ma io preferisco essere protagonista in una squadra non favorita e sono sicuro che prima o poi vinceremo qualcosa qui, perché una piazza come Roma lo merita».
Improbabile che possa farlo quest'anno, ma nel calcio non si può mai dire. Di sicuro sarà fondamentale che stasera scenda in campo la Roma di Champions: non quella che tra coppa Italia e campionato ha già perso 7 partite all'Olimpico, bensì quella che nelle partite europee non ha mai subito gol in casa e che ora dovrà affrontare la prova Messi.
«Dicevano tutti che non era in forma e domenica ha fatto tre gol - ha scherzato Di Francesco - significa che all'andata siamo stati bravi a limitarlo. Dovremo ripeterci, ma soprattutto voglio più cattiveria in avanti: per fare il miracolo ce ne servirà tanta».
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