Sinner, il day after

Jannik tutelato. L'antidoping dovrebbe essere sempre così. Nessun privilegio: l'ex n.355 del mondo trattato come lui

Sinner, il day after
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Un polverone mediatico, sollevatosi l'altro giorno, alla notizia di uno scampato pericolo, che poteva essere però molto più virulento, se solo fosse stato comunicato al momento dell'accertamento delle due positività di Jannik Sinner.

Un polverone limitato e, francamente, cara grazia: giusto così. Valesse per tutti. Così dovrebbero essere trattati tutti gli atleti del mondo e di ogni sport. Detto questo, le reazioni sono state delle più disparate. Dal Coni che ha fatto sapere di non essere al corrente di nulla a Chris Evert che non le ha mandate a dire. «Penso che ci sia una certa protezione, più di quella che avrebbe Joe Smith, classificato 400 al mondo», ha spiegato l'americana, 18 Slam vinti, e oggi opinionista per Espn.

Eppure non è così, la tesi della Evert non è avvalorata dalla storia, quella di Marco Bortolotti, ad esempio, che nell'ottobre dello scorso anno risultò positivo come il fuoriclasse altoatesino al Clostebol. Bortolotti ex numero 355 è stato assolto dopo pochi giorni a seguito delle spiegazioni fornite dal giocatore italiano all'ITIA e ritenute credibili e soddisfacenti per non incorrere in una squalifica. Quindi anche un giocatore meno popolare di Sinner, può avere giustizia se porta a supporto elementi credibili.

Non si parla d'altro e non date colpa ai giornalisti responsabili di ogni nefandezza, basta dare un occhio ai social, c'è da sbizzarrirsi, siamo al limite del mal di testa. Detto che Darren Cahill, allenatore di Sinner, è più che soddisfatto. Se molti si schierano apertamente contro l'iter molto ovattato seguito per Sinner (lo ripetiamo, sarebbe da usare per tutti e sempre), c'è chi cerca di spiegare che tutto ha una logica. «Un miliardesimo di grammo, la quantità di sostanza proibita trovata nelle urine di Sinner, fa proprio pensare a un utilizzo cutaneo», ha spiegato Mario Brozzi, ex medico sociale di Roma e Milan.

A fare chiarezza arriva anche il dottor De la Torre, uno dei tre esperti del laboratorio Wada di Roma. «Considerato quanto emerso dalle analisi dei due campioni positivi, è plausibile che i valori rilevati siano dovuti a una contaminazione delle attività del fisioterapista». E in questo delirio social, spariscono dai radar sia Umberto Ferrara che Giacomo Naldi, preparatore atletico e fisioterapista di Sinner (nella foto a Indian Wells con il dito fasciato su cui aveva applicato lo spray).

L'ultimo post di Naldi risale al 23 marzo, quello di Umberto Ferrara è fermo addirittura al 31 gennaio: aveva così celebrato la vittoria di Sinner agli Australian Open. Intanto l'agenzia mondiale antidoping (Wada) fa sapere che, se necessario, ricorrerà al Tribunale Arbitrale dello Sport (Tas) di Losanna. Il resto è storia, anche se gran parte dovrà essere ancora scritta.

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