Roma Una crisi infinita. Di gioco e di risultati. La Juve è ormai in un buco nero dal quale fatica ad uscire, come dimostrano le quattro sconfitte nelle ultime otto gare e una sola vittoria (nel recupero contro il Frosinone 36 giorni fa) nelle ultime nove. Peggio di Delneri e come Lippi nell'anno delle dimissioni (stagione 1998-99). La caduta verticale è dunque evidente nei numeri: una media da zona retrocessione che ora mette anche a rischio la qualificazione Champions, con il Bologna che domani potrebbe salire a -2 in caso di successo sulla Salernitana. E pensare che appena 70 giorni fa, con la vittoria per 3-0 a Lecce, i bianconeri sognavano ancora lo scudetto.
Il gol di Marusic all'ultimo assalto di una gara che non sarà ricordata per bellezza e forse nemmeno per intensità premia il coraggio di una Lazio rivoluzionata nel modulo e negli interpreti dal nuovo tecnico Tudor. Un ex innamorato dei colori bianconeri che ci teneva a far bene e che di fatto rovina la 500ª panchina in serie A di Allegri. «I numeri dicono che stiamo facendo male ma non siamo diventati dei brocchi - così il tecnico juventino che prova a infondere fiducia ai suoi e ai tifosi (ottomila all'Olimpico) che alla fine fischieranno la squadra che si reca a testa bassa nel settore ospiti -. Dobbiamo centrare l'obiettivo Champions e lo centreremo. Il momento non è facile, prima o poi ne verremo fuori, certo serve più cattiveria davanti e attenzione dietro, non si può prendere un gol a dieci secondi dalla fine. Martedì abbiamo già l'occasione di rialzare la testa nella semifinale di Coppa».
La svolta dovrà arrivare nelle prossime due partite allo Stadium sempre con la Lazio (appunto in Coppa) e con la Fiorentina. Ma a Roma si è vista una squadra troppo passiva contro una Lazio che ha dato un taglio al recente passato di Sarri: un calcio fluido stile Spalletti in Nazionale e ritmo alto per non dare punti di riferimento agli avversari. In panchina vanno pezzi grossi del calibro di Guendouzi, faro del centrocampo con Sarri, Luis Alberto e Imnmobile anche nell'ottica del primo round di Coppa (entreranno solo nel finale di gara), con Pedro e Zaccagni mobili dietro la punta e Felipe Anderson in un'inedita posizione centrale.
La squadra di Allegri rilancia dopo quasi un anno De Sciglio e punta sul 4-3-3 con Cambiaso e Chiesa ai lati di Kean (che non era titolare da 4 mesi e mezzo e che rimarrà ancora senza gol segnati in stagione). Poche occasioni nel primo tempo (Bremer, Castellanos e due volte Chiesa) e un brivido provocato da Szczesny che perde un pallone su un rinvio e rischia il rigore quando chiude su Pedro. Nella ripresa Max inserisce McKennie e Iling-Junior e torna al 3-5-2 ma solo un sussulto con Cambiaso. La Lazio è sempre propositiva mentre la Juve si rintana sempre più dietro.
Ma quando lo 0-0 è scritto, arriva al 93' l'incornata del montenegrino Marusic (secondo gol di fila dopo quello in Nazionale contro la Bielorussia) che anticipa il debuttante Sekulov, l'ultimo Millennial arrivato in prima squadra.
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