Squadre, arbitri, soldi, tv. Si litiga su ogni cosa: al pallone serve un tutor

Oggi la Lega di A discute di "goal-technology" ma è il minore dei problemi di fronte alla sabbie mobili del calcio. Infront: "Pronti a scegliere i registi indipendenti per produrre le partite"

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La desolante mediocrità del campionato italiano si accompagna alla deprimente quantità di problemi che il nostro calcio si porta dietro e tarda a risolvere, se mai saranno risolti. E allora immaginate facce e teste fumanti del gotha calcistico nostrano che oggi si riunisce alla Lega calcio milanese per discutere della «Goal Line Technology». Magari con qualche incursione sulle ultime polemiche. Ci saranno Galliani e Agnelli, Lotito, Ferrero, e i rappresentanti di Roma, Inter, Napoli e compagnia cantante.

E, a questo punto, l'introduzione della tecnologia sul gol fantasma può essere incuriosente, soprattutto se verrà varata in tempi brevi, ma resta il minore dei problemi visto il caso Parma con tutte le controindicazioni sulla gestione delle società italiane, i botta e risposta fra gli arbitri e Lotito sulla voglia di sorteggio integrale, le liti da cortile sulle linee tracciate nei replay televisivi sul fuorigioco, le polemiche attinenti al caso che toccano Infront, l'advisor della Lega, oggi ingrossato da nuovi padroni cinesi, e la madre di tutte le riforme che riguarda la riduzione del campionato almeno a 18 squadre. Diciamo almeno perchè l'ideale sarebbe una serie A con 16 squadre, senza preoccuparsi degli eventuali danni ai campionati minori. Oggi il mondo del calcio è cambiato, si regge su poche certezze e sul pallone aerostatico della serie A: se si sgonfia quello si sgonfia tutto. E se qualcuno ha dubbi, dia un'occhiata alle statistiche: ridotto il potere d'acquisto all'estero delle società più grandi, difficoltà a creare un po' di suspence. Anche le tv non ci stanno più a pagare un prodotto che, per ora, incassa più di quanto vale.

Detto questo, evidenziate le sabbie mobili sulle quali si muove il mondo del pallone, resta da capire quali intenzioni abbiano i protagonisti. Oggi Galliani e Agnelli avranno l'opportunità di dirsi faccia a faccia quanto hanno anticipato comunicati dal dubbio bon ton. Poi si dovranno mettere d'accordo sui fatti più che sulle chiacchiere. Volete una diversa regia televisiva per i filmati delle partite e su righe e rigaggi? Bene, Marco Bogarelli presidente di Infront Italia, ieri si è detto disposto a raccogliere la sfida. «Siamo pronti ad avere un ruolo centrale nella scelte dei registi indipendenti che potrebbero produrre le partite della serie A. Siamo Advisor della Lega, rischiamo con loro e pronti a dare consigli». Agnelli aveva già spiegato che non si può essere Advisor e arbitri allo stesso tempo. Tra l'altro, Infront gestisce diritti di due importanti società di serie A, senza dimenticare che la storia di dirigenti fondatori in qualche modo si lega a ricordi rossoneri.

Il caso Parma, invece, suggerirà ai distratti presidenti di avviarsi a più strette regole, se non proprio sul modello inglese. «Sto facendo studiare da eminenti civilisti e giuristi una norma di garanzia, che vada oltre quella inglese», parola di Carlo Tavecchio, presidente federale gaffeur che, ieri, ha giocato in difesa sul caso Conte e l'accusa di frode sportiva. Ed ha raccontato di aver letto la Costituzione, non è mai troppo tardi, ricordando: «Prevede che il soggetto può essere sanzionato solo dopo l'ultimo grado di giudizio. E noi rispetteremo la Costituzione».

Ma Tavecchio ormai naviga in un calderone dove sarà facile scottarsi: dal problema del campionato a 18 squadre a quello degli arbitri offesi dall'idea del sorteggio integrale. Risposta: «Non ho fatto alcuna apertura e terremo conto del loro parere». Più difficile uscire dal guazzabuglio dei sospetti legati al taglio economico. Invece per la Serie A con 18 squadre l'ostacolo è in casa: nei grandi elettori. Per cambiare il formato serve il 75 per cento dei voti, raccolti fra tutte le componenti federali e questa quota non è facilmente raggiungibile, sennò l'accordo sarebbe già fatto. L'ammissione di debolezza è totale.

«In questo momento non c'è la maggioranza, bisognerà chiedere al Coni di variare i principi formatori, riducendo la maggioranza dal 75% al 66%». Come previsto serve il tutor, e il calcio dimostra ancora una volta di essere lontano dalla voglia di credibilità e del conservare il bene comune.

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