Il trono di Conte già vacilla E Guardiola non ha più alibi

Abramovich non spende più come un tempo e Antonio ha una «rosa» corta: potrà resistere ai due Manchester?

Il trono di Conte già vacilla E Guardiola non ha più alibi

Londra Non rinnega le arcinote ambizioni. «Voglio essere competitivo e lottare per il titolo di nuovo». Ma non perde occasione per mettere le mani avanti. «Restare campioni senza altri acquisti sarà durissima». Il mercato non è ancora finito, dunque non è ancora tempo per lo scontro frontale. «Spero che riusciremo a migliorare la nostra squadra. Il club conosce le mie priorità». Senza più indugiare, però. «Il campionato non è facile, e ci sono sei squadre molto forti».

Il contismo è una variazione calcistica dl un celebre proverbio, parlare a nuora perché suocera intenda. Così, dopo aver discusso (eufemismo) invano due mesi per veder esaudite le sue richieste, è diventata la stampa la sua interlocutrice prediletta. Non più quei dirigenti che sembrano del tutto indifferenti alle sue ripetute istanze. Probabilmente condizionati anche dai problemi coniugali di Abramovich: il divorzio dalla terza moglie rischia di togliere preziose risorse economiche al mercato della squadra. Il titolo vinto (a sorpresa) tre mesi fa aveva illuso il tecnico italiano che si aspettava un'estate arrembante. Finora allo Stamford Bridge sono arrivati Rüdiger, Alvaro Morata e Bakayoko. Ma la rosa dei Blues resta spuntata (solo 17 giocatori disponibili per la prima casalinga contro il Burnley) e lacunosa, soprattutto in attacco. Conte ha prima minacciato di andarsene, poi ha rinegoziato il suo ingaggio, ma senza prolungamento. Ora lancia messaggi - a mezzo stampa - a un club che ha speso una frazione di quanto investito dal Manchester City. Sempre più la squadra da battere.

Se già l'anno scorso la rosa dei Citizens appariva la più ampia e competitiva, i 240 milioni di euro elargiti dallo sceicco Mansour per accontentare Guardiola proiettano il City in un'altra dimensione. Talmente superiori (almeno sulla carta) da rischiare d'incartarsi. Dopo una stagione interlocutoria, conclusasi senza titoli, il tecnico catalano ha esaurito gli alibi. All'Etihad Stadium non si è badato a spese per un nuovo portiere (Ederson), altri difensori (Walker, Danilo e Mendy), una giovane promessa (Douglas Luiz) e il fantasista Bernardo Silva. Solo un po' meno magniloquente il mercato dei cugini. La proprietà del Manchester United si è dimostrata decisamente assecondante con José Mourinho: in cambio di 165 milioni di euro ecco Lindelof, Lukaku e Matic,quest'ultimo proprio dal Chesea. Senza il capocannoniere di sempre Rooney l'attacco perde forse qualcosa, ma i Red Devils confidano nel tocco magico di Mou, sempre a segno nel suo secondo anno in un club. Anche se la prima - vedi la SuperCoppa Europea - è stata una bocciatura senza appello: a questo United manca un leader alla Ibrahimovic, che in extremis potrebbe clamorosamente ritornare all'Old Trafford.

Decisamente staccate nei pronostici dei bookmakers tutte le altre. A cominciare dall'Arsenal, che pure si è aggiudicato il primo trofeo stagionale, il Community Shield, ai rigori contro il Chelsea. Wenger non ha mai speso così tanto (Lacazette dal Lione, e Kolasinac dallo Schalke, i colpi più eclatanti) e quest'anno, per la prima volta in 20 anni, non avrà la distrazione della Champions. Dopo due podi consecutivi, il Tottenham si presenta ai nastri di partenza identico a se stesso, fatta eccezione per la cessione di Walker. Ma essere riuscito a trattenere talenti come Kane e Alli è già di per sé un modo per coltivare ambizioni di vertice.

Esattamente come il Liverpool, che ha appena rinunciato a 100 milioni dal Barcellona per Coutinho. L'arrivo di Salah garantisce un'alternativa in più ad un attacco sempre più ricco di stelle, per la gioia di Jurgen Klopp.

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