L'unica nota stonata è il retweet di Renzi. Appropriazione indebita di successo altrui. Ormai il premier è specialista. Il volo andata-ritorno-applauso a Flushing Meadows per la Pennetta regina dello UsOpen resta il precedente più vistoso. Ieri bis per Vale Rossi con re-cinguettio: «Che soddisfazione! Vincere così in casa loro e far vedere chi è che davvero sa andare in moto! Grazie». Ci sta, però... Però è davvero l'unica stonatura di un meraviglioso week end perfetto. Perché Vale doveva vincere per rimettersi in corsa e l'ha fatto nel posto, nel momento e nel modo giusti.
Il posto. A Jerez de la Frontera. Una cittadina mezza araba culla del motociclismo iberico. Case basse e bianche che nella settimana del motomondiale finiscono isolate da un'alluvione di centinaia di migliaia di centauri impazziti. Ragazzi, uomini, copie, compagnie, un pubblico che trasuda passione e polimeri bruciati sgasando sull'asfalto della città. Gente vera. Gente che capisce di moto e piloti e grandi imprese. Infatti sotto il podio hanno applaudito tutti il nemico Vale Rossi, solo qualche lontano fischio offerto dall'imbecille di turno fuggito dal recinto del calcio.
Il Dottore ha così lenito in parte le ferite di novembre, quelle aperte in Malesia e incancrenite proprio in Spagna, a Valencia, con il mondiale scappato via per le note cose. Perché lo sa bene lui e lo sanno molti di coloro che da sempre gli stanno vicino: la vittoria di ieri, la numero 113 arrivata nel ventunesimo anno di motomondiale, porta con sé un carico di extravalori. Vale ha infatti dominato con pole e giro veloce e, cosa rara nel suo modo di correre, fuga e manifesta superiorità. Mettendosi dietro, nell'ordine, il compagno e campione del mondo in carica spagnolo, Lorenzo (colui che ritiene mandante delle note cose 2015), e Marc Marquez (considerato il sicario sempre delle note cose). Non a caso «ho proprio goduto ad essere lì nel mezzo, sul podio, più in alto di loro due» dirà Valentino. Battuti mentre erano entrambi in pista. Di più: senza fattori esogeni a condizionare il loro duello tipo brutte partenze, inciampi, carenate. Semplicemente, lui ha preso, allungato ed è andato via: tre secondi a Jorge, sette a Marc. Troppo forte Vale. Troppo abile, lui più di altri, nel domare le gomme Michelin («sì, mi ci trovo bene» ha ammesso). Per cui giusto un incrocio di traiettorie con Lorenzo nel secondo giro subito rintuzzato rimettendo lo spagnolo al suo posto. Quindi saluti e baci. E la storia tirata fuori da Lorenzo sulla «gomma posteriore Michelin che slittava sul dritto» vale solo fino ad un certo punto. Perché stesso problema avevano Rossi e Marquez, ma girando in prova come un matto con polimeri usati il nostro aveva studiato come navigare in quel sciogliersi di gomme. Se non altro Marc ha avuto l'intelligenza di ammettere «oggi era impossibile star dietro a Valentino, ha corso in modo meraviglioso».
Dunque, sconfitti in casa loro e per di più quando il Dottore doveva a tutti i costi vincere per tornare in corsa per il titolo. A Jerez era infatti arrivato con 33 punti, la metà esatta di Marquez leader. Mica bello. E dall'andalusia se ne va con 58 punti, sempre terzo, ma con distacchi ridotti: Marc ne ha 82, Lorenzo 65.
E siamo al modo in cui ha vinto. Senza la solita, angosciante e spettacolare rimonta da qualche brutta posizione in griglia o dopo una partenza così così. No. Stavolta pole e subito primo e poi ad allungare ma non mettendosi dietro i Gibernau o gente così, bensì due strepitosi talenti su moto strepitose. Un trionfo da dominatore che da solo, per il posto, il momento e il modo vale un messaggio grande che lo scorso anno, nonostante fosse stato in vetta alla classifica per tutta la stagione, non era mai arrivato: stavolta posso tornare ad essere il più forte. Qui lo sono stato. Nel 2015 il messaggio passato per mesi era stato un altro: Vale è leader perché Lorenzo è partito male e Marc pure. Tant'è vero che proprio a Jerez Lorenzo aveva vinto la prima gara di un poker impressionante.
Quella domenica di un anno fa Vale aveva lasciato il circuito da leader: primo in classifica con 82 punti (gli stessi di Marquez oggi), Lorenzo terzo a quota 62, ma con addosso la sensazione che da lì in poi sarebbe stata davvero dura. Stavolta è uscito da Jerez con un sorriso grande così.
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