Vola la Red Bull. Ma anche il sospetto Ferrari

Ricciardo pole. Vettel al mattino sognava e invece: «E' un'altra macchina ora...»

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato a Monte Carlo

La Ferrari pasticcia e sospetta. Pasticcia perché come a Barcellona anche a Monte Carlo vola al mattino e alle 14 arretra mentre gli altri cominciano a volare. E sospetta perché al mattino vola e alle 14 arretra mentre gli altri cominciano a volare. Proprio così. Non è un copia e incolla ma la situazione a ieri. Pole di sorriso Ricciardo sulla Red Bull da due gare diventata una Mercedes. Poi le due Mercedes titolari. Poi Vettel che doveva, sentiva, credeva, pensava di far sua la pole e invece «caz... la macchina va peggio di prima» la sua analisi tecnica a caldo. Seguirà quella a freddo: «Eravamo da pole e invece sembrava un'altra auto... Sono molto deluso». Dopo di che, le segrete stanze maranelliane sono diventate meno segrete e, vuoi anche Kimi solo 6° poi retrocesso 11° causa cambio sostituito, dalle porte uno spifferino è uscito: si è ripetuto quanto accaduto a Barcellona hanno fatto capire -, là c'erano problemi nella procedura per riscaldare le gomme ma a questo punto il problema è come gli altri agiscono sulle gomme. Questo il senso. Questo il sospetto.

Nel paddock gira voce che se c'è un team iperlegalista col terrore dello sputtanamento da squalifica sia proprio quello di Maranello. Questioni di Borsa e di brand worlwide. Anni fa lo era meno, erano le stagioni del Cavallino che galoppava felice e vincente. Oggi invece teme di farsi beccare con le mani nella marmellata. Per cui al massimo puccia il dito e più in là non osa. Là dove osano invece altri. Così alla mattina vola e alle 14 arretra. Fatto sta, negli ultimi tempi a volare inaspettatamente più di tutti è la Red Bull. Che sì, sulla monoposto di Ricciardo monta il motore evoluzione, che sì, Daniel è un bel manico per le vie di Monte Carlo e che sì, il team ha particolare indole per osare e arrivare sempre borderline con i regolamenti (scarichi soffiati, musi di gomma, quelle cose lì). Nel paddock del Principato ieri sera girava voce che la Fia l'avesse pizzicata a scaldare con termocoperte cerchi o freni. Cosa, che se fosse vera, sarebbe un tantino vietata, ma in assenza di norme precise finisce a tarallucci e vino.

Infatti le misurazioni vengono ancora fatte solo al via e ai pit stop, in attesa che completi il lavoro l'omino incaricato dalla Fia di studiare un modo per controllare la pressione delle gomme in gara (qui deve essere 19,5 psi davanti e 18 dietro, un psi=1/15 di bar, meno 2 psi uguale 3 decimi al giro più veloci). In mezzo e dopo è terra di nessuno. E qui la F1 dà il meglio di sé. Gomme più fredde hanno meno pressione ovvero più battistrada a terra, più aderenza, più velocità e però sono meno sicure. I modi per aggirare il problema sono diversi: c'è chi scalda molto i cerchioni così che le gomme al momento del primo controllo risultino a norma e solo dopo, in gara, la pressione scenda. E c'è chi fa ugual cosa agendo sui freni e chi in gara ha invece escogitato sistemi (la Mercedes?) per raffreddare di più i cerchi (quindi meno pressione nelle gomme) convogliando altrove l'aria calda delle prese dei freni. Sistemi che finché il regolamento non li vieta restano leciti.

Morale? A quanto pare la

Ferrari sta pasticciando due volte: non trova il bandolo ai problemi di aderenza, ma neanche un modo per far lavorare al meglio il suo sistema abbassa pressione. Perché ce l'ha anche lei. Solo che non basta pucciare il dito.

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