«Abbiamo sprecato il primo matchpoint» - dice Inzaghi - mentre Zenga glissa sui ringraziamenti arrivati da Appiano Gentile. Nel loro abbraccio stravolto a fine partita c'è la sintesi di un pareggio che condanna la Lazio a non perdere domenica sera con l'Inter e il Crotone, che al momento ha un piede in B, a guadagnarsi la salvezza sul campo del Napoli.
Se i biancocelesti hanno avuto paura di vincere, cosa che si è vista soprattutto nei 12' tra il gol di Lulic e quello di Simy, i calabresi si sono accontentati di un punto che potrebbe non servire. «Stranamente alla fine iniziano a vincere tutte», polemizza l'ex Uomo Ragno. Ma che Cagliari e Chievo fossero in vantaggio era noto già a mezzora dalla fine e la scelta di difendere il 2-2 dopo il gol di Milinkovic avrà fatto felici più i tifosi dell'Inter che quelli del Crotone.
Rimpianti per tutti, insomma, e la paura che l'ultima di campionato possa portarsi via i rispettivi sogni. Rimpianti che deve avere soprattutto la squadra più forte, una Lazio che non ha saputo sfruttare l'insperato regalo del Sassuolo. Ha avuto la partita in pugno dopo averla sbloccata subito e questa consapevolezza anziché galvanizzarla l'ha paralizzata: l'1-1 di Simy è arrivato come naturale conseguenza di non saper arginare la reazione di una squadra ammirevole ma anche molto inferiore.
A contare le occasioni si potrebbe dire che la Lazio i tre punti che valevano la Champions li avrebbe meritati, ma sarebbe un esercizio troppo asettico. Primo perché le occasioni vanno concretizzate, quindi e se Milinkovic (comodo colpo di testa che valeva il 2-3 all'86') e il disastroso Caicedo (rigore in movimento sprecato sull'1-1 e incornata sbilenca all'ultimo minuto di recupero) non ci sono riusciti è demerito e non sfortuna. Secondo, perché 46 gol al passivo raccontano di una difesa che non è minimamente all'altezza dell'attacco e che, facendosi infilare da Simy e Ceccherini, ha dimostrato di non saper garantire una gestione del risultato da grande squadra. Un difetto non da poco per chi ambisce a uno dei primi quattro posti.
In un reparto che ha ballato ogniqualvolta è stato messo sotto pressione l'unico a salvarsi è stato de Vrij, ossia quello su cui alla vigilia c'erano più dubbi. E non perché non sia di gran lunga il più bravo, bensì perché c'era il sospetto che l'ufficializzazione del suo passaggio ai rivali dell'Inter potesse turbarlo. «Qualcuno voleva giocare sporco per danneggiare la Lazio e ha ricevuto la risposta sabato sera», aveva tuonato il ds laziale Tare nel prepartita.
Alludeva evidentemente ai nerazzurri ma avrebbe fatto molto meglio a non vendere in anticipo la famosa pelle dell'orso. Inzaghi, invece, qualche dubbio sul centrale olandese ce l'ha ancora: «Se gioca domenica? Lo deciderò all'ultimo». Sarà una settimana molto lunga, c'è da scommetterci.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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