Caro Cervi, quello che non riesco a capire e che mi dà molto da pensare è l'estrema solerzia, anzi l'entusiasmo, con cui comandanti e marinari della nostra Marina Militare della Guardia Costiera si dedicano all'opera di salvataggio dei migranti. Basta che venga avvistato, anche fuori dalle acque territoriali, un barcone, che subito frotte di corvette, fregate e altri natanti si scapicollano sgomitando a tutto vapore per trainare, trasbordare, trasferire. Nessuno protesta per il lavoro supplementare, lo straordinario, le uscite nel mare in tempesta, i gravi disagi che l'opera di salvataggio comporta. Non è che gatta ci cova? Non è che le operazioni di salvataggio vengono equiparate a vere e proprie missioni militari in tempo di pace con tutto quello che ciò comporta in termini di indennità speciali, compenso per straordinario etc? C'è un giornalista capace di fare un'inchiesta su quanto può lievitare lo stipendio mensile degli equipaggi che effettuano 2-3 missioni di salvataggio al mese?
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Caro Castriota, mi rifiuto di ridurre l'azione di salvataggio svolta dalla Marina Militare e dalla Guardia Costiera a una misera faccenda di indennità speciali. Se le indennità ci sono non me ne scandalizzo. Ma nei suoi termini veri il problema da lei posto va ridotto secondo me a un interrogativo. Quei natanti in pericolo carichi di poveracci provenienti da terre remote se sopravviene una tempesta, devono essere abbandonati alla loro sorte? Il Mediterraneo ha inghiottito già migliaia di vittime di questo infame commercio di carne umana. Possiamo assistere inerti a nuovi naufragi e a nuove morti? La risposta mi sembra ovvia, non possiamo.
Con il che non si deve pretendere che l'Italia accolga senza adottare contromisure i miseri di altri continenti. L'Italia deve fare ogni sforzo - diplomatico e di vigilanza - per impedire un afflusso incontrollato di migranti. Ma agli Sos bisogna rispondere soccorrendo chi invoca aiuto. È la legge del mare, e non solo del mare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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