: sui delitti di Castro cappa di silenzio dei nostri giornali

Landolfi: «Rifletta chi nel nostro Paese difende un regime sempre più illiberale»

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da Roma

«Non capisco la tenerezza con cui anche da certe fonti ufficiali ci si inchina davanti alla decisione di espellere Battistini, per l’accettata formulazione che “il giornalista aveva un visto turistico e non poteva lavorare”. Se avesse detto la ragione della richiesta professionale del visto non glielo avrebbero mai dato». Lo scrive il presidente della commissione Esteri della Camera, Gustavo Selva, nella rubrica «Ad alta voce» sul Secolo d’Italia, commentando l’espulsione da Cuba del giornalista del Corriere della Sera, Francesco Battistini.
«L’esempio di espellere gli osservatori e arrestare e condannare i dissidenti impaurisce la popolazione - aggiunge Selva -, che invece andrebbe in piazza se avesse qualche sostegno politico nel resto del mondo libero». Il deputato di An se la prende con la stampa italiana: «I nostri giornali, salvo pochi, mantengono una cappa di silenzio sui delitti di Fidel Castro».
«Ci sono tanti in Italia, la cui voce, nei mass media, è coperta da chi, come Cossutta, Bertinotti, Mantovani, in Parlamento e nei loro scritti sostengono che la “vittoriosa rivoluzione castrista” è un modello da esportare nel resto dell’America latina - conclude Selva -. C’è chi, come Prodi, vuole fare il governo con questi ammiratori di Castro e chi, come Fassino, distilla gocce di pensoso silenzio non operoso».


«Ciò che sta accadendo a Cuba dovrebbe far riflettere chi, nel nostro Paese, difende il regime di Castro, che si mostra sempre più illiberale e irriguardoso verso le regole della democrazia», ha detto il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, commentando la vicenda dei due giornalisti italiani fermati ed espulsi. Landolfi ha sottolineato che «quello che è accaduto non mi stupisce, ma dovrebbe stupire qualcun altro che ancora definisce quello di Castro un regime democratico. Invece non lo è».

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