da La Spezia
«Era già pronto un piano criminale ad opera di terroristi di matrice islamica, in grado di lanciare a tutta velocità una nave petroliera direttamente contro Venezia. Sarebbe stata una catastrofe immane, l’abbiamo evitata. Ma i nostri attuali sistemi di sicurezza non sono ancora all’altezza per scongiurare simili attentati»: le parole dell’ammiraglio Ferdinando Lolli, a capo di tutte le Capitanerie di porto italiane, piombano come macigni nella platea di ammiragli, generali e tecnici del settore difesa, fino ad allora un po’ distratti al convegno dedicato alle «Nuove sfide della sicurezza e della tecnologia: come proteggere i confini fisici e virtuali», nella sala del Circolo ufficiali della Marina della Spezia.
Ma Lolli, il «marinaio» che è stato al vertice del reparto piani e operazioni del Comando generale della Guardia Costiera, è appena all’inizio del ragionamento. Che riserva altre sorprese, soprattutto per chi si crogiola nelle certezze delle garanzie acquisite. «Parlare di sicurezza dei confini - riattacca Lolli - vuol dire parlare di sicurezza in mare. Oggi non ci sono più i sommergibili russi da controllare, mentre transitano o sostano al largo delle coste italiane. Oggi da monitorare ci sono i traffici civili, dove però il rischio di emergenze è sempre più elevato». L’attenzione dei presenti, fra i quali il sottosegretario Lorenzo Forcieri, l’ammiraglio Franco Paoli, comandante in capo dell’Alto Tirreno, e il generale Giuseppe Valotto, presidente del Centro alti studi della Difesa, sale al massimo quando si tocca il tasto dei pericoli possibili, se non addirittura probabili per il nostro territorio, provenienti dal mare: «Oggi dobbiamo affrontare rischi nuovi - insiste l’ammiraglio di Capitaneria -. Ci sono minacce a cui dobbiamo fare fronte con nuove tecnologie e con nuovi concetti. Dall’immigrazione al terrorismo, è su questo che si concentra il controllo. Lo dico perché conosco i rischi. Parlo del piano dei terroristi islamici perché sono cose che conosco bene, lo dico perché l’ho visto. Quella petroliera sarebbe arrivata fino a piazza San Marco». Non c’è più bisogno di sollecitare la frequentazione in sala, chi era uscito nei corridoi rientra in fretta. E non si perde l’epilogo: «Sono tanti i vettori a rischio per questa nuova forma di minaccia, pensate al caso Achille Lauro» tuona Lolli, che sembra quasi oltrepassare i confini del convegno per rivolgersi al governo. E aggiunge: «Oggi da un porto partono navi passeggeri con oltre tremila persone. Noi possediamo la tecnologia, unica al mondo, per controllare e monitorare il traffico di ogni mezzo che passa nella nostra zona di competenza, li vediamo come le torri di controllo vedono gli aerei. Ma in mare è un’altra faccenda, è molto più complesso. Dobbiamo sapere in tempo reale chi sono e dove vanno, ad ogni nave corrisponde una scheda, chi c’è a bordo e cosa trasporta».
Sì, c’è il sistema di reti radar seguite da una sala operativa nazionale, che è un autentico fiore all’occhiello; ci sono uomini meravigliosi che scrutano l’impercettibile. Ma non basta. E far finta di non vedere - fa capire Lolli - è quasi più pericoloso di qualsiasi petroliera lanciata contro la basilica di San Marco.
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