da Milano
Si chiama teoria dei giochi, ma è una scienza serissima. Tanto da aver fatto vincere ai suoi studiosi il Nobel per leconomia, e non una volta sola. Nel 1994 è toccato a John Nash, il matematico reso celebre dal film A beautiful mind con Russell Crowe.
Questanno è la volta di due accademici di nazionalità diverse, lisraeliano Robert Aumann e lamericano Thomas Schelling, che si divideranno i 10 milioni di corone svedesi (1,1 milioni di euro circa): lavorando, ognuno per proprio conto, sulla teoria dei giochi, hanno «contribuito alla comprensione dei conflitti economici quali le guerre commerciali e le guerre dei prezzi», come recita la motivazione del Nobel assegnato ai due economisti a pari merito.
Nato nel 1930 a Francoforte, Aumann insegna economia allUniversità ebraica di Gerusalemme: Schelling, ottantaquattrenne, è professore di politica economica presso lUniversità del Maryland. Ma la carriera dello studioso americano è iniziata col piano Marshall, allindomani della seconda guerra mondiale: la teoria dei giochi gli ha permesso di interpretare fenomeni come la «guerra fredda» e la corsa agli armamenti. Unidea sviluppata da Aumann, analizzando le differenti opzioni di cui dispone un Paese contro un nemico in guerra come giochi ripetuti allinfinito.
Scienza della strategia: questo è, infatti, la teoria dei giochi. In altri termini, la traduzione in modelli matematici delle possibili interazioni tra due o più protagonisti di una situazione conflittuale, con lobiettivo di definire quali azioni ognuno di loro dovrebbe intraprendere per ottenere il massimo per se stesso. Il che vale per i Paesi in guerra quanto per i gruppi del crimine organizzato, ma anche partner commerciali o società concorrenti.
Ed ecco perché la teoria dei giochi trova importanti applicazioni in campo economico: dagli accordi commerciali internazionali alle negoziazioni salariali.
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