Carlo Sirtori
Tre israeliani morti e cinque feriti, di cui almeno un paio in modo grave. Ecco il bilancio dei due attacchi palestinesi di ieri, i più sanguinosi da quando lo Stato ebraico ha completato il ritiro dalle colonie di Gaza.
La prima e più cruenta delle azioni terroristiche si è verificata presso un gabbiotto per lautostop sulla strada che da Gerusalemme conduce verso sud e porta a Hebron. Per evitare di essere investiti da automobili guidate dai terroristi palestinesi, i coloni e i militari israeliani, abituati a spostarsi facendo lautostop, aspettano un passaggio allinterno di protezioni in cemento collocate sul ciglio della strada. Ma questi gabbiotti antipirata stradale non sono pensati come difesa contro i proiettili. E ieri se nè avuta la dimostrazione. Alla fermata di Gush Etzion, un palestinese a bordo di unauto lanciata a tutta velocità ha sparato una raffica di mitra sulla gente che alzava il pollice, lasciando sullasfalto tre cadaveri e ferendo quattro persone.
Pochi minuti dopo, lo stesso scenario si è ripetuto presso linsediamento di Eli, nel nord della Cisgiordania, dove un ragazzo di 16 anni che attendeva di ricevere un passaggio è stato gravemente ferito dai colpi esplosi da un altro terrorista palestinese alla guida di unautomobile. Gli attacchi sono stati rivendicati da due cellule delle Brigate di al Aqsa, ma le autorità dello Stato ebraico sospettano che il vero mandante degli attentati sia Hamas.
Il governo Sharon ha reagito con durezza al bagno di sangue attraverso le parole del ministro degli Esteri Silvan Shalom. Questultimo ha chiesto infatti al presidente dellAnp Abu Mazen di compiere una «scelta strategica», che si tradurrebbe nelleliminazione dei gruppi terroristici palestinesi, che mettono in pericolo la stessa Anp. «Una cosa è chiara - ha concluso Shalom - non potremo mai procedere verso nuovi accordi finché il terrorismo imperversa».
Intanto, i militari con la stella di David hanno eliminato un capo della Jihad islamica da tempo ricercato durante un controllo di routine che si è trasformato in una sparatoria. Il moro è Nihad Abu Ghanim, ventisettenne capo della sezione della Jihad di Burkin, città vicino a Jenin, nel nord della Cisgiordania.
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