da Milano
Il principio non si tocca, le quote di importazione forse sì: laccordo sulle restrizioni allimport di prodotti tessili dalla Cina è un po la linea del Piave in difesa dellindustria europea e non si tocca, ha detto ieri il commissario europeo al Commercio, Peter Mandelson. Che ha però anche aggiunto di non voler «penalizzare» i rivenditori al dettaglio che lamentano il blocco delle merci cinesi alle dogane, dovuto al raggiungimento dei quantitativi previsti.
Il problema è tutto qui: la grande distribuzione preme per continuare i suoi acquisti in Cina, dove i prodotti costano meno, le imprese europee insistono invece perché gli accordi per la limitazione dellimport vengano rispettati. Per lindustria tessile Ue sta diventando una questione di vita o di morte, e già oggi non è facile sopravvivere nei settori più esposti alla concorrenza dei prodotti a basso prezzo. E, ha detto Mandelson, oggi non esiste realisticamente il rischio che si verifichi una penuria di prodotti tessili cinesi: «Lidea che ci sia una probabile penuria di prodotti e che gli scaffali restino vuoti è piuttosto lontana dalla verità», ha aggiunto, prendendo così le parti dellindustria europea e frenando gli slanci degli importatori. Mandelson, appena tornato dalle ferie, si sta così preparando a sottoporre ai 25 Paesi Ue un piano per sbloccare golfini e camicette fermi in dogana con lapprovazione di tutti gli interessati. Il suo progetto potrebbe finire già oggi sui tavoli dei ministri interessati: nei porti europei sono bloccati 75 milioni di capi di prodotti tessili cinesi che hanno superato le quote previste dallintesa del 10 giugno.
Il problema è: come farli entrare senza sconfessare laccordo di giugno e senza aprire le frontiere a una valanga di golfini e magliette in grado di soffocare lindustria europea? «Laccordo non va rinegoziato perché nessuna alternativa è migliore dellintesa che abbiamo stipulato», ha sostenuto il commissario britannico, che ha però lasciato aperto uno spiraglio: si potrebbero sbloccare alcune importazioni, ordinate (probabilmente) in buona fede prima del varo delle quote, come pure si potrebbero ridurre le quote di alcuni beni che non hanno ancora raggiunto il tetto, e ampliare gli spazi per altri prodotti. O ancora: anticipare al 2005 alcune tranche del 2006, con il rischio però che il problema si ripresenti più grave il prossimo anno. Tra laltro, alle sei categorie che hanno raggiunto il massimo delle importazioni se ne stanno per aggiungere delle altre, come i vestiti in cotone da donna, le tovaglie e le lenzuola.
La situazione preoccupa il governo italiano, che sta cercando uninterpretazione della linea Ue: «Quanto esposto dal commissario Mandelson rispecchia le richieste e le aspettative del governo italiano sul pieno mantenimento dellaccordo Ue-Cina sul tessile e tutela la produzione europea dalla concorrenza sleale. Attendiamo di conoscere nel dettaglio le proposte concrete per giudicarle nel merito», ha detto ieri Adolfo Urso, viceministro alle Attività produttive.
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