Titolo a 42 euro: è questa la miglior difesa

Nicola Porro

da Milano

Una società ad azionariato diffuso, come quello delle Generali, deve stare molto attenta alle reazioni di Borsa. Un mercato che sottovaluti un titolo automaticamente, e soprattutto di questi tempi, apre la strada a possibili movimenti nel capitale. Nello scenario di protezionismi e difese fuori mercato, Generali ieri ha dimostrato di essere una delle poche istituzioni finanziarie in Italia che contano: ai rumor di possibile scalata ha risposto con un piano industriale subito apprezzato dalla Borsa.
Balbinot e Perissinotto, i due amministratori, hanno previsto uno sviluppo triennale importante: profitti raddoppiati, crescita annua del 10% e riduzione dei costi. Il che equivale, secondo le prime stime di cui è venuto in possesso il Giornale, a una valorizzazione del titolo a 42 euro nel 2008. E di circa 35 quest’anno. Soltanto limitandosi a proiettare su Trieste, gli apprezzamenti che oggi il mercato riconosce ai due concorrenti Axa e Allianz. Al profilo strettamente industriale si associa un côté finanziario fondamentale: l’acquisto delle minoranze in società estere e il buy back di azioni proprie. Il tutto condito dal ricorso a maggior debito per 4 miliardi e facoltà di ulteriore indebitamento per il 6%. Alla fine dei conti, le Generali potranno affacciarsi al supermarket dello shopping con risorse per 6,5 miliardi di euro.
Il management ha però scoperto che la merce con il miglior rapporto qualità-prezzo, ce l’ha in casa e si chiama azioni Generali. Dunque dalle parti di Trieste, se qualcuno avesse mai avuto dubbi, non c’è ancora un’idea precisa su una possibile preda. D’altronde se le valutazioni implicite sono di un titolo Generali a 42 euro in tre anni, contro i 31 di oggi, come dare loro torto. Gli 1,8 miliardi destinati al buy back inoltre permettono di tenersi un po’ di titoli in casa a scopo difensivo. Nonostante il management tenda a negare questo risvolto, la gradualità di acquisizione dei titoli sul mercato (che potrebbe anche essere vista come mossa di stabilizzazione) e il fatto che non venga dichiarato il loro annullamento, rappresentano una sorta di piccola poison pill nei confronti di un eventuale scalatore. E comunque rafforza gli attuali soci forti, in primis Mediobanca.
Due ultimi elementi su cui ragionare. Il 40% circa del nuovo debito dovrebbe essere utilizzato per comprare le minorities della controllata Amb. Ma il prezzo offerto è inferiore a quello fatto segnare ieri in Borsa.

E siccome Generali non ha intenzione di alzare l’asticella, se i soci di minoranza di Amb non dovessero consegnare le loro azioni andrebbe in fumo circa la metà del piano di maggiore indebitamento. Infine ancora poco si è visto sul fronte immobiliare. Lì Trieste ha nascosti tesori, che solo per l’Italia, sono valorizzati 7-8 miliardi. Ma la loro completa emersione dovrà aspettare ancora un po’.

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