Prima traccia per Sarah: il suo cellulare bruciato

Il telefonino semibruciato ritrovato a oltre un mese di distanza dalla scomparsa della ragazzina. A scoprirlo è stato il padre della cugina con cui aveva un appuntamento

Prima traccia per Sarah: 
il suo cellulare bruciato

Taranto - Non è una svolta, ma è la prima e unica traccia nel mistero sulla sorte di Sara. Una traccia che spaventa. Il telefono cellulare della quindicenne scomparsa ad Avetrana è stato trovato ieri mattina dalle campagne di questa fetta della provincia di Taranto, non molto lontano dalla provinciale che conduce a Nardò, un tappeto di ulivi intervallato da canali e qualche vecchio casolare. L’apparecchio, in parte bruciato, era senza scheda né batteria ma grazie al codice identificativo non ci sono dubbi: è quello di Sara Scazzi, scomparsa il 26 agosto mentre andava al mare, un destino su cui ormai da tempo si accavallano ipotesi e sospetti che si rincorrono in questo paese di neanche diecimila abitanti.

L’allarme è stato dato dallo zio di Sara, il padre della «famosa» cugina con la quale la ragazzina avrebbe dovuto andare al mare il giorno della scomparsa. L’uomo stava ripulendo dalle erbacce un podere per conto di alcuni conoscenti, quando ha notato il telefono. Più tardi sul posto sono intervenuti i carabinieri. I militari hanno eseguito i primi rilievi e hanno avviato una battuta di ricerca nelle zone vicine, in particolare nell’area tra le province di Taranto e Lecce: sono stati ispezionati casolari, grotte e pozzi, ma senza risultati. Il ritrovamento del telefono cellulare, costituisce però, un tassello importante nel mosaico investigativo sulla scomparsa di Sara. Nei giorni scorsi proprio la provinciale per Nardò era stata individuata come la possibile via di fuga, la strada forse scelta da qualcuno per allontanarsi da Avetrana con Sara; la presenza del cellulare in quella zona costituisce una conferma a questa ipotesi: il telefonino potrebbe infatti essere stato lanciato da una macchina in corsa il giorno stesso della scomparsa anche se per settimane l’area è stata controllata da polizia e carabinieri senza che venisse trovato nulla. In ogni caso, sul telefono saranno compiuti accertamenti per verificare se sia stato usato dopo la scomparsa. Inoltre, gli inquirenti intendono chiarire sia stato bruciato da qualcuno o se invece sia rimasto danneggiato casualmente, visto che nel podere era stato dato fuoco alle erbacce.

Quel fazzoletto di terra adesso è delimitato dal nastro bianco e rosso dei carabinieri, che hanno compiuto un accurato sopralluogo.
Ieri in procura sono arrivati la madre di Sara, Concetta Serrano Spagnolo, e il pool difensivo della famiglia Scazzi: si tratta degli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile (i legali di Rudi Guede, accusato dell’omicidio di Meredith Kercher a Perugia), e dell’ex comandante dei Ris dei carabinieri, Luciano Garofano.

Adesso nell’inchiesta spunta anche l’ombra di una sorella segreta: la madre di Sara, in un’intervista al «Corriere del Mezzogiorno», ha infatti avanzato l’ipotesi che il marito abbia avuto una figlia a Milano da una relazione extraconiugale e ha raccontato che la quindicenne un anno fa scoprì la foto di una bambina nella memoria del telefono cellulare del padre; quest’ultimo l’avrebbe rimproverata spiegandole di aver comprato un apparecchio usato e aggiungendo che forse quell’immagine era stata inserita dal vecchio proprietario.

Sara è scomparsa in una manciata di minuti. Un testimone dice di averla vista a circa duecento metri da casa della cugina: aveva un appuntamento con lei per andare al mare, ma non l’ha mai raggiunta.

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