Trasporto locale: le bugie della sinistra

Il trasporto pubblico va coordinato e gestito da un’unica società, basta con lo «spezzatino romano». L’idea del candidato sindaco del Pdl Alemanno ha toccato un nervo scoperto del centrosinistra che ha scatenato una serie di polemiche. «È stata la maggioranza - ha detto l’ex assessore capitolino alla mobilità Calamante - ad approvare in Consiglio un anno fa la mozione che farà nascere un grande gestore per il trasporto pubblico (ferro e gomma), mantenendo uno strumento di pianificazione e controllo e una società direttamente controllata dal Comune cui saranno affidati gli asset patrimoniali».
Giovedì scorso il segretario romano del Prc, Massimiliano Smeriglio, ha addirittura rincarato la dose: «Alemanno scopiazza in modo maldestro il nostro programma. Purtroppo lo fa solo in occasione della campagna elettorale. Oggi, come ieri, proponiamo di accorpare e razionalizzare Trambus, Me.tro. e Cotral».
Eppure nel ricostruire la vicenda del riassetto del Tpl c’è un passaggio fondamentale che sia Calamante sia Smeriglio hanno omesso. Appena il 6 febbraio scorso infatti, presso la sede dell’assessorato alla Mobilità, lo stesso Calamante e l’assessore al Bilancio Marco Causi hanno siglato un importante protocollo d’intesa con le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil confederali e di categoria. L’oggetto del protocollo? Una serie di linee guida per la riorganizzazione del trasporto pubblico capitolino, sulla base della mozione approvata nel dicembre 2006 in aula Giulio Cesare. Cioè quella rinfacciata ad Alemanno dall’ex titolare ai Trasporti. «Le parti - si legge nel documento - hanno convenuto sui seguenti punti: la costituzione di un’agenzia della mobilità quale strumento dell’amministrazione per la pianificazione, programmazione e il controllo della mobilità (la "super Atac", ndr); la costituzione di una società del patrimonio; la costituzione di un gestore unico del trasporto e dei servizi connessi attraverso la concentrazione in capo a un unico soggetto di Trambus, Met.Ro e delle attività operative di Atac spa con modalità coerenti con il mantenimento degli affidamenti in-house esistenti».
Quindi, appena sopra le firme in calce, gli ultimi due punti (4 e 5) in cui si garantisce che «il nuovo assetto garantirà gli attuali livelli occupazionali» e l’impegno delle parti a reinvestire nell’ambito del Tpl «i benefici economici e finanziari derivanti dal riassetto».
Fin qui tutto come previsto. Peccato che nella prima parte del protocollo sindacati e giunta convengano «sulla necessità di approvare prima della fine anticipata della consiliatura una delibera di indirizzo» che recepisca le linee guida del documento. E qui lo scioglimento anticipato del Consiglio comunale (determinato dalle dimissioni del sindaco Veltroni) per la maggioranza è stato davvero provvidenziale.

Perché non solo la delibera di indirizzo in Aula non è mai arrivata, ma quello che Calamante e Smeriglio nell’ergersi a campioni dell’accorpamento hanno dimenticato di riferire, è che proprio l’intesa firmata con i sindacati il 6 febbraio ha provocato l’ennesima spaccatura tra l’ala moderata della coalizione e la sinistra radicale. Una spaccatura dall’inevitabile conclusione: questione Tpl congelata, tutto rinviato a dopo le elezioni. Ma in questi casi, si sa, quello della memoria corta è un virus che fa molte vittime anche a sinistra.

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