(...) L'accordo in extremis tra il petroliere Romeo Paini e l'Inter per l'acquisto delle quote di maggioranza non si è potuto concretizzare, ufficialmente per questioni di tempo, e per problematiche legate alle garanzie bancarie per un'operazione finanziaria fatta di cifre a sei zeri (tre milioni di euro).
La società è ormai perduta. Cancellata dai debiti e dal buco impossibile da colmare. Ieri sera il Cda ha decretato la tragedia ed ora lultimo atto sarà lassemblea dei soci. Certo, si potrebbe ricapitalizzare, ma dove li possono trovare i denari gli associati de «Lo Spezia siamo noi», cioè i tifosi stessi che si sono autotassati per salvare il salvabile?
In questa terra dellestremo levante ligure dove la politica vive crisi intestine sul futuro della sanità più malata della Liguria, dove nel Golfo dei Poeti (segnato da due relitti abbandonati tra i borghi ed i vivai di mitili ) spuntano come funghi comitati ambientalisti per combattere lipotesi di potenziamento del porto o del rigassificatore di Panigaglia, dove il turismo e la nautica non decollano e lunica vera industria, quella ex statale legata al «comparto difesa», rischia sempre di implodere, è arrivata la brutta notizia più attesa: lo Spezia fallirà.
Così gli spezzini potranno avere unestate con un argomento in più per non «ricordare» di aver un calo demografico esponenziale che segna gli ultimi trentanni, di avere il record europeo del mesotelioma pleurico, il cancro dell´amianto, di essere al rischio di depressione congenita (presso il locale Centro di igiene mentale si prescrivono circa 35.000 psicofarmaci al giorno). Cera solo il calcio a tenere vivo lo spirito, a garantire emozioni, identità e a non far pensare ad una città in crisi profonda.
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