Tuffi: campionati europei

TorinoUno striscione presente alla piscina Monumentale di Torino rende perfettamente l'idea: «Come Tà, nessuno mai». Dove «Tà» è ovviamente Tania Cagnotto. Splendidamente Tania Cagnotto: dominatrice nella gara che ha assegnato il titolo europeo di tuffi dal trampolino di un metro. Punteggio record (312,05) e avversarie asfaltate: la russa Bazhina, medaglia d'argento, finisce 24 punti indietro e, per rendere l'idea, è come dire un secondo nello sci o nella F1. Giornata trionfale, insomma, pur se resta il rammarico per il quarto posto della Marconi nella stessa gara. Siccome però non si può avere tutto dalla vita, l'Italia mette via il secondo oro dopo quello della Batki nella piattaforma da dieci metri e si prepara a vivere altri due giorni di passione: oggi, tanto per gradire, la stessa Cagnotto tenterà il bis dai tre metri e domani, in coppia con la Dallapè, il tris nel sincronizzato.
Quello che fino a pochi giorni fa sembrava un azzardo - ovvero ripetere la fantastica tripletta ottenuta proprio qui a Torino due anni fa - adesso è un obiettivo (quasi) a portata di mano. «Intanto mi sono tolta un bel peso - esordisce lei, arrivata all'ottavo titolo europeo, terzo consecutivo -. Non voglio dire che sono vecchia ma, dopo avere vinto già qualcosa, ripetersi non è facile. Una volta ero più sbarazzina, quasi incosciente: andavo e saltavo, senza pensare. Ora la pressione si fa sentire».
L'importante è saperla dominare e tirare fuori il meglio quando si è sotto pressione, come solo i grandissimi sanno fare. Così, dopo le qualifiche mattutine in cui si era piazzata seconda dietro la svedese Lindberg, la Cagnotto ha infilato cinque salti da leggenda: per quattro volte ha superato quota 60. Papà Giorgio, suo allenatore e campionissimo degli anni '70, se la mangia con gli occhi e spiega che «è stato importante azzeccare il primo salto di finale, l'uno e mezzo ritornato carpiato che l'ha sciolta a dovere». «La mia montagna da scalare era il doppio e mezzo avanti carpiato - rivela invece lei -. Azzeccato quello, il resto è venuto di conseguenza». Un salto, il secondo, che mamma Carmen Casteiner - lei pure ex tuffatrice - non se l'è sentita di guardare salvo poi esplodere in un urlo liberatorio. «Non ero preoccupata di quanto facessero le mie avversarie - prosegue Tania, atleticamente ancora più forte dopo i due mesi di allenamento trascorsi in Australia - ma solo del mio modo di saltare. Per trovare serenità, ho anche immaginato che ci fosse al mio fianco la Dallapè: le rincorse che faccio in sincro mi vengono meglio, così ho utilizzato gli stessi accorgimenti di quando siamo in due sul trampolino ed è andata bene. Ho fatto 312? Non lo sapevo».
Un trionfo. Fatto e finito.

Con il solo rammarico che il trampolino da un metro non sia disciplina olimpica e che la qualificazione dai tre metri sia ancora tutta da conquistare. Se però ieri mattina quella agitata era lei, ieri sera sono andate a letto depresse le sue avversarie. Come Tà, davvero, nessuno mai.

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