Il «tuffo» di Krasic costa due giornate Ma Agnelli non ci sta

La prova televisiva ha fatto quello che si pensava avrebbe fatto. Ovvero: ha convinto il giudice sportivo Gianpaolo Tosel a squalificare Milos Krasic per due giornate. La Juventus non potrà così contare sul centrocampista serbo né sabato sera a San Siro contro il Milan né la domenica successiva in casa contro il Cesena, sempre che non venga accolto il ricorso che la società bianconera inoltrerà nella giornata odierna. La decisione ultima a riguardo sarà pertanto presa domani (e non può prevedere un «riduzione» ma solo l’eventuale annullamento della sanzione): la Juve insomma non ci sta e lo ha già detto a chiare lettere. In mattinata, ancora prima che Tosel comunicasse la propria decisione, era stato infatti il presidente Andrea Agnelli a esporsi direttamente prima di entrare negli uffici della Lega Calcio: «Già da domenica pomeriggio, alla luce di una violenza mediatica che si è scatenata con giudizi di alcuni giornalisti basati sull’etnia del giocatore (il riferimento va a quanto detto da Maurizio Pistocchi sulle reti Mediaset: “Pensavo che Krasic fosse un serbo corretto, invece è solo un serbo”, ndr), abbiamo allertato i nostri avvocati sia per quanto riguarda il caso specifico sia per valutare la norma. Siamo convinti che il comportamento di Krasic sia stato quello di una persona corretta, di un grandissimo campione che ha preferito la serie A alla Premier League, quindi un giocatore che andrebbe tutelato sia in campo sia fuori. Il rigore non c’era, ma non c’è nemmeno l’esigenza di tutta questa pressione mediatica sul comportamento di un giocatore che riceve quattro o cinque calcioni in ogni azione di gioco. Qui stiamo valutando il deferimento, non se ci fosse o meno il fallo. E comunque, nel prosieguo della partita, ci sarebbe stato anche un rigore netto su Iaquinta». Che ovviamente non c’entra nulla, ma nel calderone delle polemiche va bene buttare dentro tutto.
Tosel ha poi fatto quel che doveva: ha visionato le immagini fornite da Sky - le uniche ammesse - e sottolineato come «nell’esclusione di ogni ragionevole dubbio, i due calciatori (Portanova, difensore del Bologna, e per l’appunto Krasic, ndr) non vennero in alcun modo a contatto e che l’arbitro fu indotto in errore da un abile tuffo in avanti effettuato dal calciatore bianconero», il cui «innaturale trascinamento del piede sinistro ne evidenzia ulteriormente l’intento ingannevole». Di fronte «a questa evidente simulazione», la sanzione applicata è stata quella delle due giornate di squalifica. A volere vedere il bicchiere mezzo pieno - ma in casa Juve strabuzzano gli occhi al sol pensiero - va detto che il 25enne di Kosovska Mitrovica ha almeno evitato l’aggravante per il suo (minimo, ma visibile a tutti) gesto di esultanza dopo avere conquistato il rigore: tre anni fa, per avere dato sfogo alla propria gioia, l’attaccante del Messina Iliev era stato sanzionato con tre turni di squalifica anziché due.
«La decisione del giudice è fortemente iniqua - ha subito commentato il dg bianconero Marotta -. La sentenza era nell’aria, ma è ovvio che presenteremo ricorso. Dimostreremo che Krasic non voleva ingannare nessuno e non ha tenuto un atteggiamento antisportivo. Da dirigente dico che questa norma va rivista, la definizione di simulazione è ampia. Sicuramente non era un fallo da rigore, ma ce ne passa prima di dire che Krasic sia un simulatore». In sostanza, la linea difensiva che sarà portata avanti dagli avvocati Chiappero e Briamonte tenderà a far passare il concetto per cui Krasic si stesse preparando all’urto e non avesse viceversa già deciso di buttarsi per terra a caccia del fischio arbitrale. Difficile che funzioni, ma la Juventus ha deciso di difendere l’onorabilità del proprio calciatore e andrà fino in fondo.
Chi invece non avrà neanche la possibilità del ricorso è il Bologna che si è visto diffidare Portanova per un fallo che lo stesso giudice sportivo ha stabilito non essere stato commesso. Insomma, dopo il danno la beffa.

Portanova è stato infatti ammonito per il «fallo da rigore» su Krasic: l’arbitro De Marco aveva estratto il giallo, il giudice Tosel - cioè lo stesso che ha punito la simulazione del serbo - ha confermato l’ammonizione inserendo il difensore bolognese in diffida. Un tipo di sanzione per la quale non esiste prova tv. Così va il calcio.

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