Tunisi non si è svegliata presto per votare. Non è proprio andata a letto. Molti giovani hanno organizzato riunioni nelle case della capitale, dalla banlieue alla città vecchia. Universitari e non, tutti con un dubbio, un’emozione che non si poteva trattenere sotto le lenzuola. Chi deciderà le sorti del Paese, gli islamici o i laici che hanno corso in ordine sparso per ragioni incomprensibili? Tensioni sfogate su facebook, in piena notte, tra sabato e domenica.
Prima ancora di arrivare ai seggi, già alle quattro del mattino, il tam tam con le ultime notizie ha invaso la Rete. Alle prime luci dell’alba gli aggregatori di notizie parlavano di assalti in zone periferiche, intimidazioni ad opera di sconosciuti presso l’ufficio elettorale di Gafsa. Di strani sms che invitavano a votare il partito islamico Ennahda. Studenti al secondo anno di medicina, al terzo di legge, amici e parenti nottambuli alle prese con le incognite rimaste dopo due settimane intense di campagna. Il rischio di brogli si avvertiva da giorni come il vero problema di queste elezioni, specie dopo le notizie giunte dall’estero, dove che la commissione di valutazione del voto (Isie) aveva ravvisato alcune irregolarità: presidenti di seggio che invitavano a votare il partito islamico. Tre di loro sono stati sostituiti in Qatar e altrove. Tunisi ha lanciato lo stesso allarme nella notte.
Ieri mattina alle 8 è iniziata così la giornata più importante della nuova stagione democratica dopo la dittatura di Ben Ali. Con le occhiaie di chi era rimasto incollato al computer per captare le intenzioni degli indecisi. Mai viste chat così frequentate. I laici hanno dato la sveglia. Le file ai seggi alle 8 erano già formate. La circoscrizione Tunisi-1, presa d’assalto già alle sette. Tunisi-2, più pigra, comunque al completo in poche ore. I dati sulla partecipazione sono stati snocciolati ieri sera, nella sala stampa allestita nel Palazzo dei congressi, Avenue Mohamed V: parlano di un’affluenza attorno al 70 per cento. Ma è lecito temere che nel centro e nel sud del Paese - dove, secondo un sondaggio, due votanti su tre si sono recati al seggio senza aver mai partecipato ad un comizio o meeting elettorale - il partito islamico vincerà la sua elezione. Anche se forse non raggiungerà l’annunciato 30 per cento, certo è che, da oggi, la palla passa ai politici e non più ai cittadini. L’assemblea costituente avrà infatti un mese per eleggere un presidente, due vice e formare le commissioni. Alcuni partiti, alla vigilia, hanno lasciato intendere che comunque andranno le percentuali, se gli islamici di Ennahda avranno la maggioranza, in Assemblea si formerà un fronte laico e democratico che avrà la responsabilità di controbilanciare il verbo islamico. La Costituente dovrà scrivere la Costituzione entro un anno.
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