Le ultime confessioni di Saddam: "Per 13 anni mai usato il telefono"

Spuntano le registrazioni dei 25 interrogatori dell’Fbi al dittatore: "Cambiavo letto ogni notte. E per comunicare mi servivo dei pizzini"

Le ultime confessioni di Saddam: 
"Per 13 anni mai usato il telefono"

Saddam temeva di più gli ayatollah che gli Stati Uniti. E proprio in funzione anti Iran ha fatto credere al mondo intero di possedere armi di distruzione di massa. Non solo: il raìs iracheno non ha mai incontrato Osama Bin Laden considerandolo un fanatico lontano dal suo credo religioso e dalla visione politica.
Parola dell'ex dittatore durante i 25 interrogatori condotti da George L. Piro, un agente speciale dell'Fbi. Catturato nel dicembre 2003 dagli americani il raìs è stato impiccato dagli iracheni nel 2006. Fra il maggio e giugno 2004 Piro lo ha interrogato in arabo. Da mercoledì le trascrizioni sono disponibili su internet grazie all'istituto di ricerca Usa National security archive.
Saddam era convinto che i vicini iraniani volessero annettersi il sud dell'Irak abitato in prevalenza da sciiti. Con Teheran aveva scatenato una guerra lunga dieci anni e costata un milione di morti. Durante gli interrogatori Saddam bolla i leader iraniani come «fanatici» e sostiene di essere pronto a «un accordo sulla sicurezza con gli Stati Uniti per proteggere (l'Irak, nda) dalle minacce della regione». Messo con le spalle al muro aveva poco da perdere. Il dittatore ammette di aver lasciato credere al mondo intero di possedere un arsenale di distruzione di massa, perché temeva l'Iran. «Hussein considerava deboli gli altri Paesi del Medio Oriente e riteneva che non fossero in grado di difendere se stessi o l'Irak da un attacco iraniano», ha scritto George L. Piro, l'agente dell'Fbi che ha condotto gli interrogatori. Saddam ha anche ammesso di non aver permesso agli ispettori delle Nazioni Unite di rientrare in Irak per paura più degli iraniani che di un attacco americano, che poi lo travolse. «Hussein - si legge negli interrogatori - si è detto più preoccupato dal fatto che l'Iran scoprisse la debolezza e i punti vulnerabili dell'Irak che dalle ripercussioni degli Stati Uniti per il suo rifiuto di far tornare gli ispettori». In realtà le armi di distruzione di massa erano state distrutte durante i bombardamenti e dopo la prima guerra del Golfo del 1991. Il raìs ha però rivendicato l'ordine di lanciare i missili Scud su Israele in risposta alla Tempesta nel deserto scatenata dagli americani e dagli alleati, compresi i caccia bombardieri italiani, dopo l'invasione del Kuwait.
Alla domanda sui presunti legami con Al Qaida, l'ex dittatore ha bollato Bin Laden come uno «zelota». Ovvero un fanatico religioso, che ha giurato di non aver mai incontrato. «Pure io credo in Allah - ha spiegato il presidente iracheno - ma religione e governo non devono mescolarsi». Con Osama «non aveva lo stesso credo e la stessa visione», si legge sui documenti declassificati. Questo non significa che il suo regime non abbia favorito alcune fazioni del terrore, come quella di Abu Musab al Zarqawi. Nonostante fosse stato ferito in Afghanistan il capo di Al Qaida in Irak trovò rifugio nel nord del paese. Poi divenne una spina nel fianco degli americani dopo l'invasione del 2003.
Nei verbali degli interrogatori si parla anche dei sosia, da sempre attribuiti a Saddam. «È un numero da cinema, non è realtà» ha sostenuto Saddam smentendo che esistessero. Il dittatore ha invece rivelato di aver usato solo un paio di volte il telefono dal 1990. In alternativa utilizzava corrieri con messaggi scritti.

E non dormiva quasi mai due notti nello stesso letto. Ieri a Kirkuk, la città del petrolio divisa fra curdi ed arabi è stato ammazzato un maggiore dell'esercito iracheno. Gli hanno sparato 24 proiettili, perché si chiamava Saddam Hussein.
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