«Vogliamo lo sconto sul treno»:

Fino all’altro giorno hanno calpestato tutti i diritti dei pendolari. Adesso che il treno lo devono prendere loro, le cose cambiano. Gli studenti, gli stessi che hanno cercato di occupare i binari di Cadorna, che hanno fermato la circolazione alla stazione di Lambrate, che hanno fatto perdere il treno a decine e decine di persone, ora gridano vendetta. E vogliono pure lo sconto sul biglietto.
Venerdì prossimo andranno a Roma per partecipare alla manifestazione nazionale contro i tagli alla scuola. Si sono dati appuntamento in stazione Centrale per giovedì pomeriggio e già nei cortei di ieri sono stati chiari: «Non vogliamo pagare più di 15 euro a testa per prendere il treno - urla un liceale da dietro il megafono -. Muoverci è un nostro diritto. Trenitalia non può fare i suoi interessi sulla nostra pelle». Martedì andranno in massa in stazione Centrale a chiedere «lo sconto comitiva». Tutto è dovuto per gli studenti. Anche le fotocopie a sbafo dei loro volantini a spese dell’università. Ieri, durante una mini occupazione di una ventina di persone negli uffici delle segreterie di facoltà della Statale, col pretesto di invitare i dipendenti e i precari alla mobilitazione, hanno fatto man bassa delle fotocopiatrici per prepararsi a volantinare in piazza.
Sotto tono il corteo degli studenti delle superiori, non più di cinquecento persone. «Siamo pochi, troppo pochi» si guardavano l’un l’altro i ragazzi alla partenza della manifestazione in largo Cairoli. «Chiamate gli altri». Intanto in poche centinaia di metri, hanno violato due ordinanze Moratti: quella contro i graffiti, che anche stavolta non sono mancati, e quella contro gli spinelli, che di prima mattina sono passati di mano in mano da un ragazzo all’altro durante la manifestazione. Sfilando per le vie del centro, gli studenti hanno inneggiato più volte al nome di Dax, il giovane dei centri sociali ucciso qualche anno fa e che avrebbe compiuto gli anni in questi giorni. La protesta, di corteo in corteo, si trasforma in un inno «anti razzista e anti fascista» che va oltre le proteste contro la scuola.
Un po’ più «energico» il corteo degli universitari. Sono partiti dalla Statale e hanno sfilato fino in piazza Duomo dove hanno interrotto e preso la parola al comizio dei lavoratori. «Non smetteremo di protestare - ha detto dal palco Leon Blanchard, uno dei capi popolo della protesta dei collettivi studenteschi -. Non ci fermeremo un secondo. Siamo insieme ai precari, uniti nella stessa lotta». Gli universitari cercano di occupare l’incrocio tra via Orefici, via Mazzini e via Torino per una lezione all’aperto. Bloccati dalle forze dell’ordine, insorgono: «In questa città ci impediscono di fare cultura». Lasciano la piazza e improvvisamente la situazione degenera. Iniziano a correre lungo via Silvio Pellico e vengono fermati all’incrocio con via Santa Margherita. Qualche testa calda cerca lo scontro e prova a incitare gli animi dei compagni per caricare il cordone delle forze dell’ordine, in tenuta anti sommossa. Il tentativo non riesce. Lo stesso Leon impugna il megafono per placare i più ribelli. Dopo una ventina di minuti di tensione, i ragazzi cambiano direzione e decidono di proseguire la protesta in Galleria Vittorio Emanuele, tappa per una delle lezioni all’aperto in programma.

Il corteo, definito un «flop» dal vicesindaco Riccardo De Corato, ha comunque causato non pochi disagi in città: molti tram hanno dovuto cambiare il loro percorso per qualche ora e varie strade del centro sono state chiuse alla circolazione, con tanto di inversione di marcia di molti automobilisti. L’«onda anomala» si rivela «una bassa marea» ma la protesta continua anche la prossima settimana. Con blocchi del traffico improvvisati, occupazioni e autogestioni.

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