«Voglio vincere ancora con questa Juve»

Torino Aveva una voglia pazza di segnare, David Trezeguet. E quando Salihamidzic ha provato a dire di avere sfiorato il pallone sulla sua conclusione che ha fruttato il 3-1 contro il Fulham, il numero diciassette bianconero non è riuscito a trattenersi, più o meno scherzando: «Brazzo stia al suo posto. Il gol è mio, punto e basta: altrimenti la palla avrebbe cambiato traiettoria».
Dieci anni di Juve e 170 gol tondi tondi: Del Piero è irraggiungibile a quota 268, ma Boniperti e Bettega ne hanno segnati rispettivamente 179 e 178. Aria di sorpasso?
«Ci provo. E spero di farcela prima della fine della stagione».
Bettega non è geloso del suo terzo posto?
«No, anzi. Mi stimola e mi sprona a superarlo: prima lo farò e meglio sarà per tutti».
E se non ce la facesse quest’anno?
«Potrò riprovarci l’anno prossimo».
I propositi di addio di inizio stagione sono accantonati?
«Ho un contratto fino al 2011 e, prima di salutare, vorrei vincere qualcosa di importante. Nella vita non si sa mai, ma sono convinto che avrò un’altra opportunità».
Intanto siete ben messi in Europa League: non la vivete più come una diminutio?
«Siamo la Juventus e dobbiamo vincere, tutto qui. Chiaro che avremmo voluto lottare per la Champions e lo scudetto: siccome però le cose sono andate come tutti sanno, proviamo a centrare gli obiettivi rimasti. E comunque, dopo essere stati in serie B, vincere una manifestazione a livello europeo non mi darebbe certamente fastidio».
Qualcuno pensa che sul piatto della bilancia ci sarebbe stato meglio un ottavo o un quarto di finale di Champions.
«Io no, se permettete. L’atmosfera di una finale è unica, l’eventuale giro di campo con una coppa in mano anche. I giocatori vivono di emozioni, non solo di soldi».
Il gol le mancava da 89 giorni: che le era successo?
«Personalmente sono stato fermo più di un mese per infortunio. Poi, al mio ritorno, ho trovato Zaccheroni e una squadra che pian piano ha ritrovato gioco e fiducia».
Ecco, Zaccheroni: che voto darebbe alla sua gestione?
«Non siamo a scuola e comunque non sono io il maestro. Però è indubbio che siamo sulla strada giusta. Zac è un tecnico con grande esperienza che ha lavorato bene a tutti i livelli e conosce il calcio profondamente. È riuscito a coinvolgere tutti e a ridare serenità ad alcuni ragazzi che prima avevano qualche problema: il risultato è sotto gli occhi di tutti».
Stando dentro il campo, qual è l’aspetto in cui vi sentite migliorati maggiormente?
«Tutti sanno cosa fare e nessuno perde mai la calma. Prima quasi c’era la paura di ritrovarsi la palla tra i piedi, adesso la si chiede per giocarla in tranquillità. Ognuno ha perfettamente in testa quali sono i propri compiti, non si improvvisa nulla».
Vi siete più sentiti con Ferrara?
«No, almeno per quanto mi riguarda. Mi spiace per come è andata a finire, perché avevamo cominciato la stagione con grande fiducia e pieno rispetto nei suoi confronti. Poi le cose sono precipitate: la stima reciproca rimane e ci mancherebbe altro, visto il rapporto che c’era tra gran parte del gruppo e Ciro. Non dimentichiamo che alcuni di noi sono stati anche suoi compagni di squadra: però si era perso il filo giusto».
Che tipo di squadra è la Juve di oggi?
«Una squadra aggressiva, con una voglia e un entusiasmo nuovi e contagiosi».


Se non vinceste la coppa, sarebbe una stagione fallimentare?
«Le definizioni le daremo più avanti. Rimarrà comunque una stagione difficile. Intanto, però, vinciamo la coppa e finiamo almeno quarti in campionato: poi riproveremo l’assalto a scudetto e Champions».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica